mercoledì 29 dicembre 2010

A sostegno della Fiom

Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati, Gianni Ferrara, Luciano Gallino, Francesco Garibaldo, Paolo Nerozzi, Stefano Rodotà, Rossana Rossanda, Aldo Tortorella, Mario Tronti

Abbiamo deciso di costituire un'associazione, «Lavoro e libertà», perché accomunati da una comune civile indignazione. La prima ragione della nostra indignazione nasce dall'assenza, nella lotta politica italiana, di un interesse sui diritti democratici dei lavoratori e delle lavoratrici. Così come nei meccanismi elettorali i cittadini sono stati privati del diritto di scegliere chi eleggere, allo stesso modo ma assai più gravemente ancora un lavoratore e una lavoratrice non hanno il diritto di decidere, con il proprio voto su opzioni diverse, di accordi sindacali che decidono del loro reddito, delle loro condizioni di lavoro e dei loro diritti nel luogo di lavoro. Pensiamo ad accordi che non mettano in discussione diritti indisponibili. Parliamo, nel caso degli accordi sindacali, di un diritto individuale esercitato in forme collettive. Un diritto della persona che lavora che non può essere sostituito dalle dinamiche dentro e tra le organizzazioni sindacali e datoriali, pur necessarie e indispensabili. Di tutto ciò c'è una flebile traccia nella discussione politica; noi riteniamo che questa debba essere una delle discriminanti che strutturano le scelte di campo nell'impegno politico e civile. La crescente importanza nella vita di ogni cittadino delle scelte operate nel campo economico dovrebbe portare a un rafforzamento dei meccanismi di controllo pubblico e di bilanciamento del potere economico; senza tali meccanismi, infatti, è più elevata la probabilità, come stiamo sperimentando, di patire pesanti conseguenze individuali e collettive. La seconda ragione della nostra indignazione, quindi, è lo sforzo continuo di larga parte della politica italiana di ridimensionare la piena libertà di esercizio del conflitto sociale. Le società democratiche considerano il conflitto sociale, sia quello tra capitale e lavoro sia i movimenti della società civile su questioni riguardanti i beni comuni e il pubblico interesse, come l'essenza stessa del loro carattere democratico. Solo attraverso un pieno dispiegarsi, nell'ambito dei diritti costituzionali, di tali conflitti si controbilanciano i potentati economici, si alimenta la discussione pubblica, si controlla l'esercizio del potere politico. Non vi può essere, in una società democratica, un interesse di parte, quello delle imprese, superiore a ogni altro interesse e a ogni altra ragione: i diritti, quindi, sia quelli individuali sia quelli collettivi, non possono essere subordinati all'interesse della singola impresa o del sistema delle imprese o ai superiori interessi dello Stato. La presunta superiore razionalità delle scelte puramente economiche e delle tecniche manageriali è evaporata nella grande crisi.L'idea, cara al governo, assieme a Confindustria e Fiat, di una società basata sulla sostituzione del conflitto sociale con l'attribuzione a un sistema corporativo di bilanciamenti tra le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, sotto l'egida governativa, del potere di prendere, solo in forme consensuali, ogni decisione rilevante sui temi del lavoro, comprese le attuali prestazioni dello stato sociale, è di per sé un incubo autoritario.Siamo stupefatti, ancor prima che indignati, dal fatto che su tali scenari, concretizzatisi in decisioni concrete già prese o in corso di realizzazione attraverso leggi e accordi sindacali, non si eserciti, con rilevanti eccezioni quali la manifestazione del 16 ottobre, una assunzione di responsabilità che coinvolga il numero più alto possibile di forze sociali, politiche e culturali per combattere, fermare e rovesciare questa deriva autoritaria. Ci indigna infine la continua riduzione del lavoro, in tutte le sue forme, a una condizione che ne nega la possibilità di espressione e di realizzazione di sé.La precarizzazione, l'individualizzazione del rapporto di lavoro, l'aziendalizzazione della regolazione sociale del lavoro in una nazione in cui la stragrande maggioranza lavora in imprese con meno di dieci dipendenti, lo smantellamento della legislazione di tutela dell'ambiente di lavoro, la crescente difficoltà, a seguito del cosiddetto "collegato lavoro" approvato dalle camere, a potere adire la giustizia ordinaria da parte del lavoratore sono i tasselli materiali di questo processo di spoliazione della dignità di chi lavora. Da ultimo si vuole sostituire allo Statuto dei diritti dei lavoratori uno statuto dei lavori; la trasformazione linguistica è di per sé auto esplicativa e a essa corrisponde il contenuto. Il passaggio dai portatori di diritti, i lavoratori che possono esigerli, ai luoghi, i lavori, delinea un processo di astrazione/alienazione dove viene meno l'affettività dei diritti stessi. Come è possibile che di fronte alla distruzione sistematica di un secolo di conquiste di civiltà sui temi del lavoro non vi sia una risposta all'altezza della sfida?Bisogna ridare centralità politica al lavoro. Riportare il lavoro, il mondo del lavoro, al centro dell'agenda politica: nell'azione di governo, nei programmi dei partiti, nella battaglia delle idee. Questa è oggi la via maestra per la rigenerazione della politica stessa e per un progetto di liberazione della vita pubblica dalle derive, dalla decadenza, dalla volgarizzazione e dall'autoreferenzialità che attualmente gravemente la segnano. La dignità della persona che lavora diventi la stella polare di orientamento per ogni decisione individuale e collettiva.Per queste ragioni abbiamo deciso di costituire un'associazione che si propone di suscitare nella società, nella politica, nella cultura, una riflessione e un'azione adeguata con l'intento di sostenere tutte le forze che sappiano muoversi con coerenza su questo terreno.

sabato 18 dicembre 2010

Fiducia a Silvio, sfiducia nell’Italia!

Con la riconfermata fiducia, ottenuta con 314 voti contro 311, ha certamente vinto Silvio ed ha perso Fini; ma in assoluto si è assistito alla sconfitta della politica per ciò che dovrebbe rappresentare!

La compravendita che ha anticipato il voto e soprattutto il fatto che questa compravendita sia andata a buon fine significa solo che la maggior parte dei politici italiani non sono più politici, ma “IMPRESARI”!

Come impresari devono assicurarsi soldi e “ricompense” (pagate da tutti noi, soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati) per le loro imprese e quindi non vogliono sedere in Senato o in Parlamento per dare una direzione politica al popolo, ma vogliono assicurare i propri personali interessi.

Come può ora una persona che già vede con diffidenza questa strana classe detta “politica” credere che ancora qualcuno voglia davvero fare il politico e non “l’impresario”,

come può ora credere qualcuno che ci sia ancora la politica per il bene comune,

chi può credere che fare politica sia un servizio per la comunità,

chi può credere che i politici debbano aiutare le persone con le loro scelte….

come possiamo fidarci di chi ci chiede il voto se poi nel momento della verità, quando anche un singolo voto è fondamentale, si pensa al proprio portafoglio e non agli ideali per i quali siamo stati votati?

La politica significa credere in degli ideali,

significa sacrificarsi per un bene comune,

significa non cedere alle lusinghe del potere,

significa sapere e mantenere la giusta strada per le persone alle quali si chiede il voto!

Significa avere dignità, significa essere persone oneste, significa essere politici e non “impresari”!


Giulio Pecorini

Sinistra Ecologia e Libertà Circolo di Greve in Chianti

sabato 27 novembre 2010

Lettera di Maria Giovanna Bencistà al Sindaco e ai consiglieri comunali

Greve, 26 novembre 2010

Al Sindaco di Greve in Chianti

Ai componenti il Consiglio Comunale di Greve in Chianti

Egregio Sindaco ed egregi consiglieri,

In merito ad uno degli interventi di Carla Borghi, consigliere di minoranza, svolto durante il Consiglio comunale del 28 settembre 2010, mi corre l’obbligo di una replica e anche di una personale riflessione, che mi permetto di condividere con i consiglieri comunali, poiché di fronte a loro, e in maniera del tutto impropria, la signora in questione ha dato notizia, certa, di un fatto, avvenuto all’interno della scuola elementare e che mi ha riguardato. Faccio notare che, nonostante che nell’intervento del consigliere Borghi non fosse stato fatto alcun nome, il giorno seguente già le persone mi fermavano per strada e nei negozi chiedendomi spiegazioni. Evidentemente qualcuno si era preoccupato di dare il via ad una delle tante macchine del fango che caratterizzano i tempi attuali.

Intanto vorrei, subito, tranquillizzare la signora e tutti i consiglieri: il cosiddetto fatto, in realtà, è stato così stravolto e chiaramente strumentalizzato che la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Greve in Chianti, dopo un’accuratissima indagine, non ha potuto far altro che archiviare l’intera faccenda. Bene, si dirà, meglio così. No, signor sindaco e signori consiglieri, questo non è stato un episodio che possa essere risolto così: poiché, per le modalità scelte e le strategie attuate, per la risonanza mediatica che si è voluto dargli e, non ultimo, per i numerosi aspetti “strani”, che ancora permangono, questo episodio va denunciato come un chiaro segno dell’ignobiltà dei tempi e del modo di intendere la politica da parte di certe forze politiche. E quindi la questione va oltre la mia persona.

Solo ora, comunque, mi accingo a parlarne, per un doveroso rispetto nei confronti dell’indagine scolastica di cui sopra e che avrebbe potuto portare anche a sanzioni disciplinari gravi nei miei confronti , se solo si fosse “costruito” il caso con più sapienza, pur negativa. Insomma, si potrebbe dire, anche nella ignobiltà ci vuole ingegno, che evidentemente, in questo caso non c’è stato.

L’episodio in questione ormai è noto e non è certo quello descritto dalla signora Borghi nel suo intervento, la quale, si dovrebbe intanto informare meglio sulle “Madonne”: la pubblicità portata privatamente a scuola ( fatto già che non dovrebbe avvenire) non era affatto una pubblicazione sacra, ma solo una nota pubblicistica truffaldina, come la saggezza popolare grevigiana ha compreso subito, dal momento che quasi l’intero paese, che si è trovato nelle proprie cassette postali pubblicazioni simili, corredate da un bollettino con richiesta di denaro, l’ha cestinata. Sono decine le persone che me l’hanno voluto raccontare. E’ questa l’immagine della religione che vuol difendere la signora Borghi? La quale sembra non ricordare più che la religione cattolica, nel nostro paese, e soprattutto nella nostra scuola pubblica e laica, è tutt’altro che discriminata: ogni settimana i ragazzi della scuola primaria hanno a disposizione due ore di insegnamento cattolico, con insegnanti nominati direttamente dalla Curia e che , a differenza degli altri insegnanti, non sono sottoposti a nessun concorso e a nessuna verifica dello Stato; il quale Stato, però, e quindi tutti i cittadini, cattolici e no, pagano loro lo stipendio. Per quanto riguarda la scuola invece, e le mie classi in particolare, 2 quinte composte da ragazzi/e le cui famiglie sono di religione cattolica, musulmana, testimoni di Geova e probabilmente anche non credenti in nessuna religione, posso assicurare che l’articolo 8 della nostra Costituzione è pienamente attuato, quindi non ci sono mancanze o recriminazioni cui dover rispondere: lì i bambini sono davvero tutti fratelli , o più laicamente amici, e certo talvolta litigano, ma sicuramente mai per questioni di appartenenza religiosa, che riguardano invece, stupidamente , solo gli adulti.

Permettetemi poi una considerazione linguistica sulla parola “porcata” che io avrei pronunciato, come viene riportato sia nell’intervento della consigliera che nella denuncia scritta contro di me, presentata a scuola da una delle due insegnanti di religione cattolica e che ha dato l’avvio all’indagine disciplinare a mio carico: a noi toscani non appartiene questo termine , e comunque non appartiene al mio linguaggio, come è stato anche confermato dalle insegnanti presenti quel 20 settembre: piuttosto trovo singolare che la stessa identica parola mi venga attribuita sia dal consigliere Borghi che dall’insegnante di religione nella sua denuncia.

Vorrei dare però un motivo di riflessione anche al Presidente del Consiglio Comunale: una maggiore prudenza e una sua più puntuale informazione sui fatti gli avrebbe evitato un giudizio affrettato e non pertinente.

Tuttavia non posso far a meno di chiedermi i motivi reali che hanno spinto “qualcuno” a tentare di creare un mostro e sbatterlo in prima pagina: per questo, da un punto di vista giudiziario, mi assisterà il mio avvocato, che ha avuto da me il mandato di scandagliare ogni via e di procedere penalmente e civilmente là dove sia giusto e contro chi se lo meriti. In questa sede, invece, voglio accennare brevemente, attraverso gli atti, alla tempistica degli avvenimenti, che “parlerà” più di molte altre parole.

Dunque, l’episodio è avvenuto il 20 settembre; il 28 dello stesso mese , durante il Consiglio Comunale, vi è stato l’intervento del consigliere Borghi e, guarda caso, la denuncia scritta, fatta a scuola, porta la data del 29 settembre, cioè ben 9 giorni dopo che l’episodio “scandaloso” era avvenuto: chi può credere, così, ad una denuncia fatta a caldo, o ad un forte trauma emotivo? Se così fosse stato, la denuncia sarebbe stata fatta subito o dopo qualche giorno. E se davvero l’indignazione era di tipo “religioso”, perché non si è andati da don Luca e si è invece “politicizzato” il tutto, coinvolgendo una rappresentanza politica? E perché mai, un episodio avvenuto fra le mura scolastiche, di competenza quindi della scuola, è stato reso noto, anche in dispregio delle autonomie istituzionali, prima ancora che ne fosse ufficialmente informata, se pure in modo distorto, la scuola?

Signor sindaco e signori consiglieri, molti paesani e soprattutto i genitori dei miei ragazzi hanno già compreso: e questo è quello che personalmente mi interessa di più.

Comunque come in un mosaico, le risposte andranno al loro posto e allora si vedrà che, molto probabilmente, si è tentato di prendere due piccioni con una fava e che l’obbiettivo non ero solo io. Se questo gioco sporco è stato reale, allora, il fatto che non sia riuscito, può essere di buon auspicio per tutte le persone perbene.

Cordiali saluti

Maria Giovanna Bencistà

giovedì 25 novembre 2010

SEL è e deve restare autonoma e indipendente

L’indipendenza e l’autonomia politica di SEL, anche nei confronti delle altre forze politiche del centro-sinistra, è un valore che dovremo difendere e che garantiremo con tutto il nostro impegno.”

E’ quanto affermano Lorenzo Falchi, coordinatore provinciale di SEL, e Riccardo Lazzerini, consigliere provinciale, in merito alla posizione del partito nel dibattito aperto nel centro-sinistra sul futuro della coalizione e sulle recenti iniziative promosse da Barducci e Crescioli.

“Ribadiamo anche la nostra convinta partecipazione alla manifestazione della cgil di sabato 27, rispettandone l'autonomia e il ruolo fondamentale che essa ricopre nel difficile momento che il nostro paese sta attraversando. Anche per questo riteniamo giusto non farsi coinvolgere in iniziative personali non concordate con il nostro partito.”

“Per quanto ci riguarda le uniche posizioni che dovremo portare avanti, dentro e fuori dalle istituzioni, sono le nostre, quelle di SEL, decise dai nostri organismi di direzione politica. Non abbiamo altre posizioni da prendere e riteniamo profondamente sbagliato entrare nella querelle pro o contro “rottamatori” che sta animando il PD, che è oggettivamente un progetto diverso dal nostro, sancito tra l’altro con il nostro recente congresso fondativo.”

“Piuttosto restiamo stupiti del fatto che ci sia ancora chi, dentro il centro-sinistra, fatica a capire che non si vince e non si riconquista il nostro popolo con alchimie e formule vecchie di qualche anno ma se e solo se saremo capaci di ridargli la parola. Proprio questo è il compito delle primarie, unico strumento che in questo momento rappresenta la cessione di sovranità da parte delle nomenclature e può permettere l’avvio di una storia diversa, di un cambiamento reale dell’Italia”.

domenica 14 novembre 2010

Solidarietà al popolo Saharawi!

Il dignity camp non esiste più.

All’alba del giorno 8 Novembre 2010, centinaia di soldati marocchini sono entrati in tenuta anti-sommossa nel campo di tende Saharawi Gdeim Izik (Dignity Camp) a 12 chilometri da Al Aaiun, capitale amministrativa del Sahara Occidentale, e lo hanno distrutto. Negli scontri seguiti all'intervento, ci sono state diverse vittime: il Fronte Polisario parla di 13 morti, mentre altre fonti all'interno del campo dicono che 7 persone sono rimaste uccise. Il Marocco sostiene che due dei suoi soldati sarebbero morti.

Il campo di Gdeim Izik, che contava 8000 tende e 20000 persone al suo interno, era stato messo in piedi il 10 ottobre scorso da gruppi di Saharawi che richiedevano il rispetto dei propri diritti civili da parte dello stato marocchino. Si trattava di una protesta di massa unica nel suo genere nei 35 anni in cui il Sahara Occidentale è stato occupato dalle forze marocchine. Gli abitanti del campoavevano rivendicazioni di carattere socio-economico e non avevano mai parlato apertamente di auto-determinazione.

Dopo lo sgombero del campo, gli scontri si sono trasferiti in città. I Saharawi hanno innalzato barricate, mentre l’esercito marocchino ha cominciato a dare la caccia ai militanti casa per casa, compiendo centinaia di arresti.

Ennaama Asfari, copresidente del Comitato per il rispetto delle libertà e dei diritti umani nel Sahara occidentale (Corelso), spiegava in data 2 novembre 2010 al Manifesto: “Vogliamo richiamare l'attenzione internazionale sulle discriminazioni che i Saharawi subiscono nell'accesso al lavoro, alla casa e allo studio. Dell'autodeterminazione, invece, devono occuparsi i nostri rappresentanti, cioè il Fronte Polisario". Secondo le ultime notizie, che giungono da Gdeim Izik, Ennaama Asfari sarebbe stato arrestato ieri sera e malmenato fino a perdere i sensi.

Nel frattempo Al Aaiun è una città in stato d'assedio. Bloccati gli arrivi in aereo da Casablanca e da Las Palmas de Gran Canaria. In data 7 Novembre 2010 era stato rispedito alla Canarie il volo su cui viaggiavano l'europarlamentare spagnolo di Izquirda Unida, Willy Meyer, e tre giornalisti di diversi media dell'arcipelago. A Casablanca sono tuttora bloccati due giornalisti italiani di Apcom e Milano Finanza, cui è stato requisito il passaporto.

Tutto questo avviene quando cominciano a Manhasset, vicino a New York, i colloqui diretti tra Marocco e Fronte Polisario sulla questione del Sahara Occidentale.

Noi, Sinistra Ecologia e Libertà Circolo di Greve in Chianti chiediamo:

1. Che vengano finalmente rispettate le decisioni prese dalle Nazioni Unite e che si dia la possibilità alla popolazione, attraverso la Minurso (Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale iniziata nel 1991), di esprimersi attraverso il referendum deciso per la prima volta nel 1974 e poi ribadito anche nel 1986 con l’ingesso della questione Saharawi nel Parlamento Europeo, se integrarsi col Marocco o ottenere l’indipendenza.

2. Di far cessare immediatamente l’attacco nei confronti della parte del popolo Saharawi che è rimasto nel territorio occupato attraverso la famosa “marcia verde” imposta dal Re Hassan II nel 1975.



mercoledì 3 novembre 2010

ACCUSE FALSE E DIFFAMANTI

In un articolo, apparso sul La Nazione del 31 ottobre, tutte le minoranze di Greve hanno lanciato accuse pesantissime e completamente false circa l’operato di questa Amministrazione. In particolare in un virgolettato, attribuito al Consigliere Allodoli, si legge: “Le liste di attesa negli asili sono state insabbiate”, “ Dati mascherati che hanno ingannato la cittadinanza e l’opinione pubblica” , “E’ stato detto che a Greti non c’erano liste di attesa, invece c’erano, solo che sono state fatte sparire”.

Né la sottoscritta, né alcun altro componente di questa Giunta si è mai sognato di fare affermazioni di questo genere; al contrario, abbiamo messo per iscritto la presenza di questa lista di attesa sia in una lettera inviata a tutti i genitori in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico, sia in un comunicato stampa inviato a tutte le testate locali e pubblicato in forma pressoché integrale da Il Corriere di Firenze il 7 settembre u.s. (cui si rimanda per un riscontro).

Nella lettera e nel comunicato si può infatti leggere “coloro che sono in lista di attesa presso il nido comunale di Greti…potranno partecipare al bando per l’assegnazione dei voucher regionali a sostegno delle spese sostenute”.

E’ dunque paradossale che si venga accusati di aver “fatto sparire” la lista di attesa, dopo che l’abbiamo messa nero su bianco palesandola a tutti i genitori e, attraverso gli organi di stampa, a tutta l’opinione pubblica.

Più avanti, sia nella lettera che nel comunicato, si dava conto della situazione della suole dell’infanzia dicendo che “ non ci sono nel nostro comune bambini in lista di attesa e ciò, in tempi di tagli feroci e chiusura di scuole è un grosso risultato per l’Istituto Comprensivo, per l’Amministrazione e per i bambini e le famiglie del nostro territorio”.

E’ bene ricordare che le scuole dell’infanzia, un tempo chiamate materne, niente hanno a che fare con i nidi: accolgono bambini dai 3 ai 5 anni e sono, nel nostro Comune, tutte statali.

Forse le opposizioni, o il solo Consigliere Allodoli, hanno letto in maniera superficiale articolo e lettera e forse ignorano la denominazione delle varie tipologie di scuola.

Spero davvero che sia trattato solo di questo e che i firmatari dell’articolo vogliano al più presto rettificare quanto da loro affermato, in modo che questa penosa vicenda si chiarisca senza dover ricorrere ad altri interventi a tutela della nostra correttezza e trasparenza.

9 novembre, ore 21: Emergenza rifiuti e raccolta differenziata.

venerdì 1 ottobre 2010

Su inceneritori, differenziata, rifiuti...

Da il manifesto del 30 settembre 2010

COMMENTO
| di Guido Viale
Rifiuti e differenziata, i perché del disastro
«Se teniamo al 40 per cento la soglia da raggiungere per la differenziata, la termovalorizzazione non la faremo mai... Quindi se è vostra intenzione, maggioranza e opposizione, dovete abbassare la quota della differenziata». Così, secondo Repubblica del 23 settembre, l'intercettazione di una telefonata tra il ras dei rifiuti dell'Abruzzo Rodolfo Di Zio e l'Assessore regionale all'ambiente, entrambi arrestati ed entrambi in combutta tanto con maggioranza che con l'opposizione della Regione, nonché con la società lombarda Ecodeco - ma anche con il comitato anti-discariche - per costruire nella regione uno o due inceneritori e garantirsi un quantitativo di rifiuti da bruciare sufficiente ad alimentarli. Da notare che il 40 per cento di raccolta differenziata è una prescrizione di legge valida su tutto il territorio nazionale da raggiungere entro l'anno in corso, mentre al 2012 questa percentuale dovrà salire al 65 per cento; anche se per chiedere l'abbassamento della soglia si è già mosso persino l'Anci, l'associazione dei Comuni italiani: anch'esso preoccupato, evidentemente, che gli inceneritori attivi o in programma nei rispettivi territori di riferimento restino "all'asciutto".
Quello che il signor Di Zio pretendeva era una modifica della legge regionale che abbassasse la raccolta differenziata rispetto agli standard regionali, senza preoccuparsi della normativa nazionale, consapevole del fatto che con il "federalismo" le regioni, delle leggi nazionali, se ne fottono. Non ci potrebbe essere smentita più chiara e sincera - perché proferita dalla viva voce di un affarista del settore - della tesi tante volte sostenuta su giornali, in Tv, in convegni "scientifici" e in mille e mille Consigli comunali, provinciali e regionali, secondo cui raccolta differenziata e incenerimento (ribattezzato "termovalorizzazione" per indorare la pillola) non sarebbero incompatibili ma complementari; né conferma più pregnante della tesi degli ambientalisti più seri - quindi, non di quelli, come Realacci, trasformatisi in sponsor dell'incenerimento - che hanno sempre sostenuto che o si fa l'una o si fa l'altro.
Ed eccoci di fronte alla spiegazione del disastro della Campania, dove da sedici anni la raccolta differenziata è al palo (con l'eccezione di alcuni comuni "virtuosi", uno dei quali è stato anche commissariato dal ministro dell'Interno Maroni perché il suo sindaco faceva "troppa" raccolta differenziata) in attesa degli inceneritori previsti dal "piano" regionale: prima quattordici, poi tre, poi uno, poi quattro, poi cinque, poi non si sa più: quello che c'è, inaugurato in pompa magna dal duo Berlusconi e Bertolaso un anno e mezzo fa, con tanto di pernacchio agli ambientalisti, non funziona e non funzionerà mai; ma è bastato a tener ferma la raccolta differenziata e ad accumulare dieci milioni di tonnellate di ecoballe nelle campagne più fertili della penisola, perché doveva fare ricca, con gli incentivi all'incenerimento, prima l'Impregilo (la società più amata da Berlusconi, dopo Mediaset), poi l'A2A, la multiservizi dei sindaci berlusconiani di Milano e di Brescia.
Ed ecco spiegato anche il disastro dei rifiuti siciliani, in attesa anch'essi da una decina di anni di quattro inceneritori (poi cancellati; per diventare subito dopo nove; uno per Provincia; per di più in una Regione che le Province si è impegnata ad abolirle). O eccoci di fronte alla spiegazione del perché in Emilia, regione una volta nota per la sua buona amministrazione, ma da tempo controllata dal colosso Hera e dai suoi inceneritori, la raccolta dei rifiuti porta a porta si fa con il contagocce e i cassonetti stradali - molto sporchi - dominano il paesaggio urbano. O, ancora, ecco spiegato il mistero di Argelato: l'unico comune italiano che ha respinto con un referendum promosso dalle destre la raccolta dei rifiuti porta a porta, costringendo alle dimissioni il sindaco del Pd che l'aveva fortemente voluta; e questo nonostante che il Pd vi abbia ancora qualcosa come il 70 per cento dei voti. Perché Hera, nel momento di assumere la gestione dei rifiuti ad Argelato, aveva mobilitato i quadri del Pd... per mettere sotto scacco loro il sindaco.
Il fatto è che la raccolta dei rifiuti, se è differenziata e soprattutto se è "spinta" con il porta a porta, è un servizio di vicinato: richiede un rapporto diretto, un colloquio permanente, un'interazione bidirezionale tra gli utenti e l'azienda (e con gli operatori dell'azienda): per promuovere l'adeguamento continuo del servizio, la qualificazione del personale (si tratta, in fin dei conti, di un servizio front-line) e la collaborazione della cittadinanza. Più la direzione e gli interessi dell'azienda si allontanano dal territorio, più evanescente - e inefficace - diventa questo rapporto.
Hera, che è ormai una multinazionale - ha intrecciato interessi e azionariato persino con una società inglese - è un buon esempio di questo processo. I suoi interessi centrali sono la finanza, la borsa, i grandi impianti (soprattutto gli inceneritori) mentre il servizio di raccolta è sempre più delegato in subappalto a cooperative dove si risparmia sui salari, non c'è formazione, il turnover è altissimo e il coinvolgimento del personale nullo. In queste condizioni la raccolta porta a porta è solo un onere e non promette niente di buono. Quello che vale per i rifiuti urbani vale per tutti i servizi pubblici locali: gestione delle acque, trasporto e mobilità, distribuzione di gas ed energia elettrica (più si risparmia o si installano fonti rinnovabili, meno l'azienda guadagna); ma poi anche cultura, assistenza sociale, ecc. Taglieggiando l'utenza, queste grandi aziende sono anche in grado di destinare ai comuni che ne sono azionisti una quota dei loro profitti. «Io sono contento perché Hera destina un milione all'anno di dividendi al mio Comune» mi ha detto una volta un militante del Pd. Sì, ma da dove li ha presi?
In questo modo è l'azienda che controlla il comune e non viceversa. L'inceneritore di Brescia (ex ASM; oggi di A2A), la gallina dalle uova d'oro della rifiutologia italiana, è un esempio da manuale. Se il comune di Capannori (in provincia di Lucca) è riuscito a diventare un campione italiano di raccolta differenziata (e il primo a puntare sull'obiettivo rifiuti zero) è perché ha mantenuto - insieme ad altri quattro comuni di media dimensione - il controllo di un'azienda di igiene urbana con il cento per cento di azionariato pubblico: cosa che la legislazione italiana ormai mette al bando, imponendo, sotto le false apparenze della "liberalizzazione", la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Se ad Argelato vince invece il ritorno alla raccolta dei rifiuti con i cassonetti stradali, è perché la multiservizi Hera ha ormai assunto il comando sulle vicende politiche a amministrative del territorio.

martedì 28 settembre 2010

Record nella raccolta differenziata!

"Per la prima volta la raccolta differenziata supera il 45%, limite minimo previsto dal D.Lgs 152/06 per evitare di incorrere nell'applicazione dell'ecotassa con conseguente aumento della tariffa.
I maggiori aumenti di raccolta differenziata si sono avuti nella raccolta della carta e degli organici."
Queste le parole dell'assessore all'ambiente Simona Forzoni; dimostrazione chiara delle intenzioni dell'amministrazione sulla materia dei rifiuti.
Questa è la politica che ci piace e che vogliamo portare avanti, fatti e poche chiacchiere!

Passo dell'oca...

La Gelmini vuole introdurre la cultura militare nella scuola. Insegnerà personalmente il passo dell’oca.
(www.spinoza.it)

lunedì 20 settembre 2010

PER UN FUTURO DIVERSO: incenerimento e tumori infantili

martedì 21 settembre · 20.00 - 23.00
Greve in Chianti
Piazza Matteotti

(in caso di pioggia: Circolo M.C.L. - viale Vittorio Veneto 18 -
Greve in Chianti)

INTERVENGONO:

- Dott. Dominique Belpomme
Oncologo e presidente ARTAC (Associazione Ricerca e
Trattamenti Contro il Cancro)

- Dott. Burgio Ernesto
Comitato scientifico ISDE ( Associazione Internazionale
Medici per l’Ambiente)


PROGRAMMA:

Ore 20:00 - Aperitivo con musica dal vivo
Sandro Berti della “Banda Osiris”
Ore 21:00 - Conferenza

Un evento importante che segna un'alleanza "scientifico-politica"
tra due prestigiosi coordinamenti internazionali di oncologi,
pidemiologi, tossicologi, genetisti, pediatri e ricercatori impegnati
nel campo delle cancerogenesi ambientali.

EVENTO GRATUITO
Durante la serata banchetto informativo con adesioni e contributi
per finanziare l'attività del Comitato.

Potete stampare e diffondere il volantino in PDF dal seguente indirizzo:http://chiantisenzainceneritore.it/risorse/volantini

Organizzato da: Comitato Chianti senza inceneritore

sabato 18 settembre 2010

Nuovo Ulivo

"Questo progetto è il superamento definitivo dell'Unione ed è il contrario di un'ammucchiata. Siamo per ora un po' al politichese ma approfitterò delle feste del Pd per spiegare il progetto"
Bersani


A me sa di cagata....e a voi?
Temo un Prodi due......con durata max 2 anni e provvedimenti veri presi, zero assoluto......
Giulio

giovedì 16 settembre 2010

La sinistra e il colore negli ospedali

Piccole riflessioni su come la politica, buona o cattiva, incida sulla vita. A partire da una stanza d’ospedale: fatti raccontati non puramente casuali.

Potere evocativo della parola. Immagine che disgela anfratti della nostra coscienza. A volte capita che la politica non sia tutta uguale. A volte basta un’idea suggerita o una brutta esperienza di vita reale per ripensare alla ragione di un tempo nel quale, a volte per idealità (o chissà per quale antico torto subito), alcuni di noi hanno deciso di accogliere il demone della politica. Quella che trasforma. In meglio.
La politica a sinistra: come idea di riscatto ed umanizzazione della società. La centralità degli uomini e delle donne sui processi economici, sulle leggi dello Stato, sui tempi e sui modi della produzione e della vita.
Hic sunt leones. In un giorno di fine agosto un cucciolo di uomo di poco più di diciannove mesi ha avuto una crisi convulsiva da stato febbrile acuto. Paura e lacrime per un fatto piuttosto comune – così dicono – e privo di conseguenza (così pare). Ricovero in una struttura ospedaliera pediatrica. Cagliari. Sardegna. Italia.
Forse è proprio vero che chi non ha mai lavorato la terra ignora il dolore dei segni sulle mani e sulla schiena. Fatto sta che solo in alcune occasione realizzi effettivamente il Paese nel quale vivi. Altrettanto amaramente constati quanto è ipocrita la nostra società e la sua presunzione di superiorità rispetto ad altre: sala spoglia, asettica, sgombra, grigia. Pochi colori sui muri dell’immediato dopoguerra. Il sorriso di un’infermiera a far da contrasto con la fatiscenza.
Clinica pediatrica. Uno pensa che per definizione debba essere costruita attorno e per i bambini. Ma siamo in Italia. Nessun seggiolone per la pappa. Nessun fasciatoio per il cambio del panno. Lo sciacquone rotto, il soffitto cadente. L’odore tipico dell’ospedale. Quello che ti ricorda minuto per minuto che sei un peso per il nostro sistema lanciato verso la competizione globale. Una sala giochi gestita da volontari. Aperta per un’ora al giorno. Altrimenti sai i costi per un sistema sanitario nazionale che paga fior di milioni i suoi manager. E stai attento a dove parcheggi. Perché davanti all’ospedale – vivaddio – si paga il prezzo al comune dei tagli di Stato: agli enti locali, allo stato sociale, alla sanità.
In definitiva i tagli arrivano – eccome – a quel bimbo, inconsapevole, che ha pensato per tre giorni di essere in villeggiatura. Da grande gli spiegheranno che non era un film sull’Italia ottocentesca.
Abbiamo ascoltato qualche mese fa – distrattamente, come si usa fare nella società della comunicazione – il presidente della regione Puglia proporre la sua ricandidatura raccontando del suo proposito di sottoscrivere un patto con i bambini. Il “mio popolo è quello dei bambini”, suonava – più o meno – nel comizio la voce di Vendola, in un incedere del ragionamento che ha fatto sorridere molti professionisti del mestiere, ombre di un sistema politico invecchiato che hanno perso – da tempo – tanto l’idealità quanto la tenerezza. Classe politica (che brutto termine) che in tanti casi non saprebbe più rispondere, se qualche sfrontato chiedesse il perché hanno iniziato ad esserci.
Ecco: da dove riparte la sinistra? Dai suoi vecchi dirigenti e dalle sue vecchie pratiche e dalle sue vecchie idee? Oppure da un piano per il colore negli ospedali: quelli per i bambini e quelli per gli anziani e quelli per chiunque abbia la disgrazia di imbattersi nella nostra sanità?
Da dove riparte se non da un patto con i bambini, in assoluto la parte più fragile ed indifesa di questa società. Ed attraverso essi da un nuovo umanesimo che guardi al più debole e non da una riedizione – sia pure ammantata di rosso ed ideologie della liberazione – della legge del più forte.

Michele Piras

mercoledì 15 settembre 2010

La festa del Vino!

Ma quanto è bella la festa del vino???
TROPPO!
Un appuntamento immancabile; tre giorni e mezzo per godere dei piaceri che questa terra ci offre! E quest'anno poi con una presenza record di persone, con molti produttori che rispetto al 2009 sono riusciti a vendere molti più prodotti ed a far conoscere la propria azienza!
Ma possiamo ancora migliorarla?
Un idea potrebbe essere farla durare di più!
Dal lunedì al giovedì tutti dalle 11:00 alle 18:30 o dalle 15:00 del pomeriggio, aumentando l'afflusso principalmente dei turisti; perciò di coloro che comprano!
E poi potremmo aumentare gli stand, non solo del vino ma anche portando tutti i produttori locali di formaggio, pane, affettati etc....(si chiama Chianti EXPO!)
Potremmo usare meglio Via Primo Maggio, tanto è già chiusa e sfruttare anche il marciapiede di Viale Giuliano Vanghetti, ed appena sarà collaudata (speriamo presto) anche Piazza Terra Madre e non solo il parcheggio della biblioteca!
Aumentando i giorni, i bicchieri venduti potrebbero essere più di 10000 con una presenza di persone che gioverebbe a tutti i commercianti del paese.
Da Firenze, come da Siena, attraverso delle agenzie turistiche si potrebbero organizzare pulman di turisti ed appassionati.
Ma non solo bere e mangiare, sfruttando i pochi spazi presenti a Greve, si potrebbero organizzare convegni con le Università e con le Categorie; si potrebbe parlare di come si può commercializzare il prodotto, nuove pratiche di cantina e nuove tecniche vitivinicole!
Dobbiamo tenerci aggiornati con i tempi, siamo nel 2010 dobbiamo innovare, realizzare, sperare e credere!
P.S. I fuochi finali... vanno rivisti......

Giulio

venerdì 10 settembre 2010

Tutte le opposizioni sono schierate con Marco Hagge!

E' questo il risultato finale della serata di venerdì sera, dove tutti hanno parlato contro l'attuale amministrazione spalleggiando apertamente l'Ex Sindaco Marco Hagge e la sua giunta.

Ma circa 14 mesi fa non erano tutti contrari all'operato della vecchia amministrazione?
Non si presentavano alle elezioni per non ripetere gli errori di chi governava in quel momento?
Nei primi consigli comunali a cui ho partecipato, più volte è stato detto al Sindaco: "Eh, ma se contestate l'operato della passata amministrazione noi cosa ci siamo a fare qui?"

La politica è proprio strana!

Vedere Rifondazione accanto al Popolo della Libertà, tutti insieme a dar man forte ad Hagge per i 5 anni bellissimi della sua amministrazione è decisamente una novità Grevigiana.
Si è perso ogni dignità; dovevano spiegare la situazione del Comune ed hanno parlato quasi esclusivamente su cosa aveva fatto e non fatto la vecchia amministrazione;
hanno nascosto evidenti problemi procedurali sull'urbanistica con scelte del Sindaco così tanto per fare;
hanno ben nascosto quello che l'attuale amministrazione ha fatto concentrando le forze sullo spaventare le persone lì presenti; circa 300, tra le quali molte di noi che eravamo andati lì per ascoltare;
non hanno corretto l'Ex sindaco su affermazioni che sanno benissimo non corrispondere alla realtà, o su quando ha ritenuto una questione "ridicola" la sala di preghiera per i musulmani.

Con queste opposizioni difficilmente si può credere di collaborare, perchè ormai è evidente che prima pensavano di attaccare Hagge, ma visto che ci pensa Bencistà e li lascia senza lavoro virano tutti insieme su un nuovo bersaglio. Se l'amministrazione attuale facesse quello che dicono loro, chi attaccherebbero? In qualche modo dovranno pur impegnarsele le giornate...

L’attuale Sindaco e la sua maggioranza non sono perfetti: molti sono i giovani che mancano ancora di esperienza, ma che rappresentano almeno il coraggio di un investimento sul futuro. Chi ha schierato invece l’opposizione?

Ci sono certamente alcuni aspetti da rivedere, soprattutto nel rapporto con i cittadini, che, nonostante gli sforzi fatti anche con le numerosissime assemblee, non siamo riusciti a coinvolgere in maniera soddisfacente: questa è una critica che accogliamo.

Come accogliamo, senza strumentalizzazioni però, l’obbiettivo di un rapporto più pacato e meno nervoso fra maggioranza e minoranza: per questo però bisogna essere in due.

Per il resto, che la minoranza si metta l’animo in pace: noi proseguiremo puntando alla massima legalità e correttezza, con l’attenersi al programma votato dai cittadini e con tutto ciò che riterremo opportuno attuare.

Il vostro Consigliere Giulio Pecorini.

domenica 5 settembre 2010

Di sana e robusta costituzione

Comune di Greve in Chianti
Venerdì 10 settembre
ore 21,30

Presentazione del libro
"DI SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE"
di
GIAN CARLO CASELLI
OSCAR LUIGI SCALFARO

Interverranno:
ALBERTO BENCISTA’
Sindaco di Greve in Chianti

GIANCARLO CASELLI
Procuratore Capo della Repubblica a Torino

Don ANDREA BIGALLI
Coordinamento Regionale Associazione ”LIBERA”

Coordina
MARCELLO FORNI
Assessore al lavoro, legalità e cooperazione
Membro dell’ufficio di Presidenza della Fondazione “ANTONINO CAPONNETTO”

I proventi della vendita del libro saranno devoluti interamente all’Associazione “LIBERA”

Sala Oasis
CASA del POPOLO Via Luca Cini, 5
GREVE IN CHIANTI

venerdì 3 settembre 2010

3 settembre: la politica che non ci interessa

Il 3 settembre i gruppi di opposizione (da Rifondazione comunista al PDL) hanno convocato un incontro tra vecchia e nuova amministrazione. Sarà l’occasione per ascoltare i toni pacati e costruttivi delle opposizioni grevigiane, accomunate da sinistra a destra dall’unico obiettivo di alzare polveroni e andare sui giornali. A noi questo modo di fare politica – se qualcuno la ritiene tale – non interessa.Il confronto fra il Sindaco e l’ex Sindaco di Greve, aperto a tutti i cittadini, sarebbe stato utile, ma riteniamo che non debba essere piegato a nessuna strumentalizzazione di parte. Per questo, il centrosinistra grevigiano non sarà in piazza il 3 settembre.
PARTITO DEMOCRATICO - SEL con Vendola - ITALIA DEI VALORI - UDC

sabato 21 agosto 2010

Internet e la diffidenza della politica

“C’è sotto qualcosa”, dice Umberto Bossi riferendosi al risultato ottenuto dalla mia pagina su facebook, pensoso e preoccupato perché il corpo del re è stato intaccato, ed è vero. Sbaglia solo nel ritenere che quel qualcosa sia sotto, inteso come luogo fisico; c’è qualcosa in senso diffuso e orizzontale nel popolo, c’è una volontà e una richiesta precisa di partecipazione e di cambiamento che si esplicita e prende corpo anche attraverso internet, anche attraverso il web e i social media.

E questo non è per niente chiaro a buona parte del mondo politico italiano che percepisce internet con una buona dose di diffidenza, o al meglio, come una vetrina da sfruttare nelle tornate elettorali.

Probabilmente temono le potenzialità della rete, il suo carattere libero, che sfugge al controllo di chi ha reso questo Paese una Repubblica televisiva fondata sul sondaggio e sul telecomando. Forse è questa idea di libertà che spaventa, forse è la scarsa abitudine al confronto continuo a lasciare stupiti. Abituati come sono a giornali e telegiornali manovrati, che sempre più spesso trasmettono l’immagine immacolata del capo supremo e instillano quotidianamente l’ideologia del ghe pensi mi.

C’è alla base una diversa concezione della politica, un modo antitetico di vivere il rapporto con il popolo, con i cittadini. Ci sono le comunità del rancore create ad arte per individuare i nemici contro cui armare il braccio della propaganda a fini elettoralistici e ci sono comunità consapevoli, libere, che vivono secondo il principio della condivisione e del confronto sulle esperienze di buon governo e di buona politica.

C’è chi parla all’ombelico delle persone e si adatta come una panciera al bassoventre degli interessi particolaristici del nostro paese, proteggendo tornaconti di bottega, affossando i codici civili, il senso della decenza, e scialacquando denaro pubblico per il pagamento delle multe delle quote latte; e c’è chi invece guarda alle nuove generazioni e al loro futuro e pensa sia necessario iniziare a costruire collettivamente qualcosa di diverso, di migliore.

Il risultato ottenuto dalla mia pagina facebook con oltre 230mila persone che hanno scelto di dialogare quotidianamente con me, mi inorgoglisce e penso non possa essere relegato a fenomeno marginale della vita politica del nostro paese, o peggio, a fenomeno di costume.

Questo risultato deve essere letto in maniera molto più approfondita, perché è il segno inequivocabile del cambiamento in atto nella società. Non certo perché la mia persona è oggetto di attenzioni: le adesioni alla mia fan page non riguardano esclusivamente Nichi Vendola. Si tratta piuttosto dell’espressione di un desiderio di partecipazione, dell’adesione a delle idee, a un universo valoriale e a un modo diverso di intendere la politica come impegno civile, come luogo di passioni e di cooperazione. E in tutto questo internet, la rete, la creazione spontanea di comunità hanno un ruolo preciso, direi fondamentale per il futuro non solo dell’Italia, perché catalizzatori di buone esperienze collettive e perché portatori di idee di libertà e di pace.

Questa convinzione mi ha spinto ad aderire, insieme a pochissimi altri politici italiani, alla campagna della rivista Wired per l’assegnazione a internet del Premio Nobel per la pace.

Nichi Vendola

mercoledì 4 agosto 2010

Ossessionati da Vendola

Ma di cos’hanno paura i segretari dei partiti del centrosinistra? In un paese che marcisce e precipita, con una maggioranza in crisi verticale e le mafie al governo, l’unica questione che interroga e affligge Pd, Idv e via cantando è la candidatura di Nichi Vendola alle primarie. Una decina di sondaggi di diversa estrazione danno Vendola vincente su tutti e come unico competitor in grado di affrontare Berlusconi: dovrebbe essere ragione per un encomio solenne. Invece è una guerra di comunicati, uno stillicidio di premesse e di distinguo: Fioroni si vuole bruciare come Jan Palach, D’Alema pretende solo candidati moderati, Veltroni non pervenuto.
Imbarazza soprattutto la privatissima ossessione di Di Pietro che ogni giorni apparecchia sulle agenzie una decina di motivi (suoi) per cui Vendola deve restare a fare il governatore delle Puglie. I maliziosi (e io tra questi) pensano che lo dica solo per paura di smarrire voti e protagonismo a vantaggio di Vendola e della sua parte politica. Che dire? In un paese normale, un leader politico considerato da tutti i sondaggi come il candidato più forte, verrebbe pregato di non ritirare la propria candidatura. In Italia, no. In Italia il centrosinistra preferisce perdere con qualche vecchio babbione piuttosto che vincere con uno che poi magari ci fa un po’ d’ombra.

Claudio Fava

lunedì 26 luglio 2010

La lettera di un operaio Fiat a Marchionne

Caro Sergio,
non posso nascondere l’emozione provata quando ho trovato la sua missiva, ho pensato fosse la comunicazione di un nuovo periodo di cassa integrazione e invece era la lettera del «padrone», anzi, chiedo scusa: la lettera di un collega. Ho scoperto che abbiamo anche una cosa in comune, siamo nati entrambi in Italia. Mi trova d’accordo quando dice che ci troviamo in una situazione molto delicata e che molte famiglie sentono di più il peso della crisi. Aggiungerei però che sono le famiglie degli operai, magari quelle monoreddito, a pagare lo scotto maggiore, non la sua famiglia. Io conosco la situazione più da vicino e, a differenza sua, ho molti amici che a causa dei licenziamenti, dei mancati rinnovi contrattuali o della cassa integrazione faticano ad arrivare a fine mese. Ma non sono certo che lei afferri realmente cosa voglia dire.

Quel che è certo è che lei ha centrato il nocciolo della questione: il momento è delicato. Quindi, che si fa? La sua risposta, mi spiace dirlo, non è quella che speravo. Lei sostiene che sia il caso di accettare «le regole del gioco» perché «non l’abbiamo scelte noi». Chissà come sarebbe il nostro mondo se anche Rosa Lee Parks, Martin Luther King, Dante Di Nanni, Nelson Mandela, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Emergency, Medici senza Frontiere e tutti i guerrieri del nonostante che tutti i giorni combattono regole ingiuste e discriminanti, avessero semplicemente chinato la testa, teorizzando che il razzismo, le dittature, la mafia o le guerre fossero semplicemente inevitabili, e che anziché combatterle sarebbe stato meglio assecondarle, adattarsi. La regola che porta al profitto diminuendo i diritti dei lavoratori è una regola ingiusta e nel mio piccolo, io continuerò a crederlo e a oppormi.

Per quel che riguarda Pomigliano, le soluzioni che propone non mi convincono. Aumentare la competitività riducendo il benessere dei lavoratori è una soluzione in cui gli sforzi ricadono sugli operai. Lei saprà meglio di me come gestire un’azienda, però quando parla di «anomalie» a Pomigliano, non posso non pensare che io non conoscerò l'alta finanza, ma probabilmente lei non ha la minima idea di cosa sia realmente, mi passi l’espressione, «faticare».

Non so se lei ha mai avuto la fortuna di entrare in una fonderia. Beh, io ci lavoro da 13 anni e mentre il telegiornale ci raccomanda di non uscire nelle ore più calde, io sono a diretto contatto con l’alluminio fuso e sudo da stare male. Le posso garantire che è già tutto sufficientemente inumano. Costringere dei padri di famiglia ad accettare condizioni di lavoro ulteriormente degradanti, e quel che peggio svilenti della loro dignità di lavoratori, non è una strategia aziendale: è una scappatoia. Ma parliamo ora di cose belle. Mi sono nuovamente emozionato quando nella lettera ci ringrazia per quello che abbiamo fatto dal 2004 ad oggi, d’altronde come lei stesso dice «la forza di un’ organizzazione non arriva da nessuna altra parte se non dalle persone che ci lavorano». Spero di non sembrarle venale se le dico che a una virile stretta di mano avrei preferito il Premio di risultato in busta paga oppure migliori condizioni di lavoro. Oppure poteva concedere il rinnovo del contratto a tutti i ragazzi assunti per due giorni oppure una settimana solo per far fronte ai picchi di produzione, sfruttati con l’illusione di un rinnovo e poi rispediti a casa. Lei dice che ci siete riconoscenti. Ci sono molti modi di dimostrare riconoscenza. Perché se, come pubblicano i giornali, la Fiat ha avuto un utile di 113 milioni di euro, ci viene negato il Premio di produzione? Ma immagino che non sia il momento di chiedere. D’altronde dopo tanti anni ho imparato: quando l’azienda va male non è il momento di chiedere perché i conti vanno male e quando l’azienda guadagna non è il momento di fermarsi a chiedere, è il momento di stringere i denti per continuare a far si che le cose vadano bene.

Lei vuole insegnarci che questa «è una sfida che si vince tutti insieme o tutti insieme si perde». Immagino che comprenda le mie difficoltà a credere che lei, io, i colleghi di Pomigliano e i milioni di operai che dipendono dalle sue decisioni, rischiamo alla pari. Se si perderà noi perderemo, lei invece prenderà il suo panfilo e insieme alla sua liquidazione a svariati zeri veleggerà verso nuovi lidi. Noi tremeremo di paura pensando ai mutui e ai libri dei ragazzi, e accetteremo lavori con trattamenti ancora più più svilenti, perché quello che lei finge di non sapere, caro Sergio, è che quello che impone la Fiat, in Italia, viene poi adottato e imposto da ogni altro grande settore dell’industria.

Spero che queste righe scritte con il cuore non siano il sigillo della mia lettera di licenziamento. Solo negli ultimi tempi ho visto licenziare cinque miei colleghi perché non condividevano l’idea «dell’entità astratta, azienda». Ora chiudo, anche se scriverle è stato bello. Spererei davvero che quando mi chiede se per i miei figli e i miei nipoti vorrei un futuro migliore di questo, guardassimo tutti e due verso lo stesso futuro. Temo invece che il futuro prospettato ai nostri figli sia un futuro fatto di iniquità, di ingiustizia e connotato da una profonda mancanza di umanità. (...) Un futuro in cui si devono accettare le regole, anche se ingiuste, perché non le abbiamo scelte noi. Sappia che non è così, lei può scegliere. Insieme, lei e noi possiamo cambiarle quelle regole, cambiarle davvero, anche se temo che non sia questo il suo obbiettivo (...). A lei le cose vanno già molto bene così. Sappia che non ha il mio appoggio e che continuerò ad impegnarmi perché un altro mondo sia possibile. Buon lavoro anche a lei.

Massimiliano Cassaro

venerdì 23 luglio 2010

E' nato il gruppo consiliare di Sinistra Ecologia Libertà

Nel Consiglio Comunale di Greve in Chianti del 19 luglio 2010, si è costituito formalmente il gruppo consiliare di Sinistra, Ecologia e Libertà (SEL)-con Vendola, composto attualmente dal consigliere Giulio Pecorini, ma aperto a chi voglia aderirvi.
Questa scelta, pur essendo attuata localmente,corrisponde ad un indirizzo nazionale, in vista della trasformazione, dopo il congresso previsto per il prossimo ottobre, di SEL in vero e proprio partito politico.
L’obbiettivo principale di SEL-con Vendola è quello di contribuire alla ricostruzione, culturale e anche organizzativa, di una vasta area di sinistra, senza ulteriori aggettivi, in grado di opporsi in modo alternativo sia al governo Berlusconi che al “berlusconismo” e al “leghismo”. Tuttavia noi non vogliamo, come affermano Bersani e il PD, semplicemente formare uno schieramento che sia la somma di forze politiche democratiche già esistenti, quanto dar vita ad una nuova stagione e strategia politica che rimetta al centro del proprio progetto il lavoro tutto e la questione operaia, lo stato sociale, l’equità fiscale, con la tassazione delle rendite e la conseguente redistribuzione delle risorse, che impedisca la privatizzazione dei saperi, attraverso invece il rilancio della scuola pubblica e dell’università, come elementi fondanti di una cultura diffusa e per tutti, che abbia alla propria base il valore della pace, intesa come ricerca di giustizia sociale e del diritto di ciascun popolo a vivere e progredire in armonia con gli altri popoli. Un’idea, insomma, di globalizzazione opposta a quella imposta e praticata dal capitalismo, che ha prodotto l’attuale crisi ed altre inevitabilmente ne produrrà.
Anche nel Consiglio Comunale di Greve abbiamo seguito, nel costituire il nostro gruppo, questa logica politica, anche nella speranza di dare maggiore forza e vitalità a questa Amministrazione, della quale condividiamo comunque, ad oggi, le scelte di fondo, imprescindibili da legalità e trasparenza, soprattutto in materia urbanistica, di difesa e uso del territorio, di ricerca di soluzione nuove per lo smaltimento dei rifiuti e utilizzo delle energie rinnovabili, di attenzione costante ai problemi del lavoro e occupazionali, non disgiunti però da un’idea dello sviluppo assolutamente compatibile con la salvaguardia del territorio e delle sue risorse e strettamente connesso al tema dei diritti dei lavoratori, indipendentemente dalla loro provenienza e dalla loro etnia.
Il bisogno di un cambiamento radicale in noi è forte e va al di là dell’obbiettivo, pur indispensabile, della sconfitta dell’attuale governo. In questo processo SEL è una forza autonoma, nel progetto e nella sua organizzazione, ed unitaria nella ricerca di alleanze politiche e sociali che ricompongano la frantumazione presente. Una nuova scommessa, che può essere vincente.

domenica 18 luglio 2010

Vendola lancia la candidatura: «Così sfido gli apparati della sinistra e il centrodestra»

Il sole picchia forte nella piccola «Woodstock» di Baia S. Giorgio: niente musica, ma «fabbriche» di ragazzi che si confrontano sui temi di attualità e provano a costruire «la nuova sinistra». Lui, Nichi Vendola, ne è convinto: da questo angolo di mare alle porte di Bari non può nascere un inutile partito della sinistra (che farebbe solo il solletico al transatlantico Pd), ma un movimento che provi ad arginare la deriva del Paese. E il traghettatore-leader ha già preso in mano il timone: questa volta anche gli «apparati», come accaduto in Puglia con le primarie, dovranno seguirlo.

Presidente, a Bari le grandi prove per la leadership del centrosinistra del 2013?

«Siamo di fronte al paradosso: nel momento in cui emerge tutta la feccia di un potere osceno, violento, che ha come proprie sentinelle camorristi e massoni, nel momento in cui c’è uno strappo così forte nel berlusconismo e comincia a percepirsi la caduta, il centrosinistra continua ad essere in affanno. Siamo governati da cannibali, si stanno cibando della nostra Costituzione e dei diritti umani, sociali, di libertà. La nostra è una Repubblica delle Banane, un Paese perduto, che va verso la catastrofe. La destra procede con i carri armati alla devastazione della civiltà giuridica e sociale e il centrosinistra che fa? Arranca, tira fuori formule di governi tecnici improbabili. Non c’è più tempo: bisogna che la sinistra riconnetta la politica con la vita, segua i cartelli segnaletici che indicano Pomigliano e Melfi, la libertà delle donne e la ricerca, il Welfare e il Mezzogiorno, tutti i luoghi oggetto della macelleria sociale della destra: solo così il centrosinistra, invece di sentirsi sconfitto in partenza e aver paura perfino di evocare le elezioni anticipate, potrà smetterla di combattere la destra con la sindrome di Zelig.

Addio partiti, avanti con le «fabbriche»?

Io qui non ho l’alleanza della vittoria, ma ho il motore di un processo politico che spazza via i vizi e le vecchie culture del ceto politico per incrociare la domanda di cambiamento di un popolo e l’idea che si può vincere. Qui, nelle “fabbriche”, non si costruisce un corpo, un partito, un alleanza strutturata: siamo l’alito che consente a un corpo di avere un’anima.

Sì, ma poi bisogna andare alle urne e vincere. Come?

Serve un’allenza e un programma che metta insieme la questione sociale e quella democratica: l’Italia sta diventando un paese del Sudamerica degli anni ‘70. Altro che governi tecnici, qui c’è bisogno di un fronte largo di opposizione democratica e c’è bisogno ora di mettere in piedi il cantiere dell’alternativa del berlusconismo. In ballo non c’è la vittoria alle urne, ma la liberazione della Paese.

Fuori dalla battaglia politica, sembra però non aver retto anche il «fronte» dei governatori contro le politiche del governo che lei accusa.

Ci sono due governatori della Lega che vedono con favore le norme clientelari a favore della Padania in Finanziaria, ma il giudizio sulla manovra è unanime e dice che è insostenibile per qualsiasi regione. È una manovra che smantella il Welfare e lo sviluppo, è una manovra che taglia la vita non gli sprechi, taglia la carne viva del Paese: questo lo dicono Formigoni, Iorio, Caldoro e lo comincia a dire Scoppelliti, governatori del Pdl di Nord e Sud. Gli unici che non lo capiscono sono gli uomini della destra pugliese, il più sublime esempio di alto tradimento delle loro comunità. Gli Azzollini e i Fitto sono dei piccoli gendarmi leghisti e sarebbero imputabili di alto tradimento per quello che hanno fatto con questa Finanziaria, il primo facendosi alfiere dei più vergognosi emendamenti leghisti e il secondo dicendo che è giusto che il Sud perda risorse, perché non le ha sapute spendere bene.

Oltre la manovra, c’è il Patto di stabilità che obbliga la Puglia al rientro.

Noi violiamo quel Patto per la follia delle regole. Per rispettarlo non dovremmo spendere i soldi della spesa comunitaria: significa che nel 2011 non dovremmo spendere nulla di 1,2 miliardi di euro di fondi Ue: se superiamo di 150 milioni di euro la spesa, lo sforiamo. Qualcuno dovrà pure risponderci a questa domanda, che faremo rimbalzare da Bari a Roma a Bruxelles.

E la sanità? Nel 2005 accusò Fitto di tagliare gli ospedali e oggi è costretto a fare lo stesso. Cos’è, una nemesi?

Il razionamento ci è imposto dal governo con una violenza contabile impressionante: non ci chiedono quanti posti letto tagliamo, ma quante risorse corrispondenti riduciamo. Ci impongono i ticket e, nonostante dalla Puglia sia arrivato un piano draconiano, volevano imporci pure le tasse. È una modalità demenziale questo rigore: tre anni di piani di rientro della Sicilia hanno provocato un aumento di 6mila lavoratori precari, così come razionare le risorse un anno significa decuplicare il disavanzo l’anno dopo.

Dunque, tagli agli ospedali come fece Fitto. Non la preoccupa la rivolta delle comunità?

Se fosse vero che sto portando a compimento l’opera di Fitto, la destra pugliese dovrebbe applaudirmi. La verità è che Fitto non ha chiuso neanche un ospedale, ma ne ha resi agonizzanti tanti: ha stressato la domanda di salute per rendere limpido il bilancio. Noi abbiamo invertito il trend: abbiamo coperto col Bilancio autonomo della Regione i disavanzi che si producevano per rispondere al diritto alla salute dei cittadini e abbiamo fatto un’operazione verità sui bilanci. Certo, oggi c’è la manovra di rientro: avrei voluto farla con più gradualità, ma non c’è dubbio che un piccolo ospedale non solo non ha professionalità e tecnologie ma costa di più. I cittadini non vogliono l’ospedale sotto casa, ma la risposta alla domanda di salute. Non tanti ospedalini, ma tanti luoghi di cura: da questo punto di vista continuiamo a perseguire il piano della salute. Abbiamo cominciato e continueremo a spiegarlo alle comunità: i cittadini hanno chiaro ciò che sta accadendo, il delitto che la destra sta compiendo nei confronti del Sud è evidente. Lo sanno tutti e noi lo spiegheremo nel dettaglio.

mercoledì 2 giugno 2010

COOP: un metodo da non ripetere. Ristabiliamo la verità

Circolano voci, da parte di alcuni dirigenti del PD, che SEL non ha voluto partecipare, con propri rappresentanti, al nuovo Consiglio di amministrazione della COOP: come al solito, dal PD più che bugie arrivano solo mezze verità o verità “addomesticate”. E allora ristabiliamo la verità e cogliamo l’occasione per esprimere pubblicamente, dopo averlo fatto in una riunione “partitica”, il nostro punto di vista.
Questa vicenda è stata condotta con metodi che noi non abbiamo condiviso e che anzi ci hanno visto così contrariati da ritenere che non esistessero le condizioni per una nostra presenza: noi siamo una ancora piccola formazione politica, ma in quanto a dignità siamo al 100% e non permettiamo a nessuno, PD compreso, di “usarci” per dare l’impressione che poiché ci sono tutti, allora la legittimazione democratica è assicurata. Non è così che funziona.
La COOP è una grande presenza commerciale e sociale, quindi noi siamo altamente interessati, soprattutto in un periodo di grave crisi non solo economica, che svolga una funzione trasparente e condivisa in primo luogo dai soci e poi anche dai partiti della sinistra, che tradizionalmente ne hanno permesso l’esistenza, la corretta e fruttuosa gestione: niente di più scorretto quindi presentarci come un soggetto non interessato a dare il proprio contributo.
Ma per rendere possibile una vera competizione democratica dei candidati alla presidenza non si stabilisce un nuovo metodo, le primarie, e dopo appena 10 giorni si impongono le consultazioni: questo ha il sapore di una furbizia e di una invadenza partitica eccessiva.
Il PD ha dichiarato, anche attraverso la stampa, che voleva aprire a nuovi e meno “lottizzati” sistemi, le modalità di elezione del presidente della COOP: a noi, che inizialmente abbiamo condiviso questa esigenza, nel prosieguo della vicenda è sembrato piuttosto che tutto sia nato non tanto per una improvvisa necessità di rinnovamento dei metodi, che sicuramente ci sarà stata, quanto per il fatto che il candidato espresso dal PD, già presidente COOP per molti anni, non sembrava riscuotere, a torto o a ragione, il gradimento desiderato e legittimante.
Infine è stata, di fatto, imposta dal PD la consultazione pubblica, nonostante la presenza di un solo candidato, il suo, e nonostante che tutti gli altri partiti fossero contrari. A questo noi ci siamo opposti con forza poiché una personalizzazione così spinta ci sembrava poco dignitosa in primo luogo nei confronti del candidato e una presa in giro nei confronti dei soci. I fatti ci hanno dato ragione: su più di 3000 soci, sono andati a votare in meno di 100 e di questi ben 24 hanno espresso parere negativo! Un risultato che noi consideriamo molto imbarazzante per il futuro presidente.
La nostra proposta era che si facesse tutto con più calma, dando la possibilità di utilizzare i tempi giusti per applicare il nuovo e più aperto indirizzo, e di conseguenza rendere praticabile la formulazione di più programmi e di più candidature. E’ questa la democrazia sostanziale ed è quella che ci piace, non quella “finta”.
Per questo non ci saremo, perché a noi non interessa mettere delle bandierine in ogni dove e a qualunque costo; per fare un lavoro serio i tempi sono stati per noi troppo stretti.
Questo però non significa affatto che, se coinvolti senza strumentalità, non daremo in qualche forma il nostro contributo, al nuovo Consiglio e al futuro presidente, al quale fin d’ora auguriamo sinceramente buon lavoro.

venerdì 21 maggio 2010

L’integrazione si costruisce anche con la cultura

La recente e discussa vicenda del centro culturale islamico a Greve in Chianti ci ha visti fin dall’inizio favorevoli ad un percorso di integrazione dei cittadini di fede musulmana.
Garantire a tutti il diritto costituzionale alla libertà di culto è un dovere delle istituzioni, anche locali, e deve essere fatto, come correttamente sta facendo l’amministrazione comunale, attraverso la partecipazione e la condivisione da parte della comunità grevigiana.

Riteniamo particolarmente gravi e allarmanti le posizioni e le iniziative di chi ha strumentalizzato – e continua a strumentalizzare – questa vicenda, addensando una densa nebbia di falsità, paura e intolleranza per fini puramente elettorali e di visibilità. E anche le posizioni di chi cerca di rimuovere il problema, indicandone altri, come se la tutela dei diritti non fosse un’emergenza democratica e di drammatica attualità.

L’incontro che si è svolto martedì 18 maggio al circolo Arci di Greve, alla presenza del Presidente Enrico Rossi, ha segnato un importante momento di discussione pubblica e partecipata, dal quale sono emerse con chiarezza le finalità e le motivazioni che muovono l’amministrazione a proseguire in un dialogo costruttivo e fertile con la comunità musulmana.

Noi pensiamo che l’integrazione sociale, culturale e civile delle tante anime che compongono una comunità debba essere uno degli obiettivi prioritari di chi amministra i nostri territori. E per farlo è necessario essere consapevoli che mettere a disposizione uno spazio per la preghiera rappresenti solo un tassello di un mosaico molto più ampio.

Non possiamo nasconderci la diffidenza con cui l’iniziativa è stata accolta tra la gente, anche di sinistra. Quello dell’integrazione, dell’apertura alle nuove culture, è un tema delicato, su cui per anni la destra ha giocato una partita ignobile basata sull’istigazione alla paura dell’altro e sulla mistificazione della realtà. Una partita che trova il suo terreno ideale nell’impoverimento culturale e nella guerra tra esclusi.

Per questo, noi riteniamo che la battaglia per il riconoscimento dei diritti costituzionali debba passare anche da un investimento consistente nelle politiche culturali, a tutti i livelli amministrativi.

Siamo consapevoli che siamo in un periodo di crisi, di “vacche magre”, e che in questi casi le prime voci di spesa ad essere tagliate sono quelle della cultura. Noi pensiamo, però, che questa sia una scelta suicida per il centrosinistra. Il berlusconismo, il leghismo, l’ideologia della destra italiana hanno vinto e continueranno a vincere desertificando i due pilastri del nostro Paese: la scuola e la cultura.

Facciamo dunque un appello a tutto il centrosinistra, a tutti i nostri amministratori, alla società civile, affinché venga assicurato un impegno sempre più determinato e convinto a sostegno della cultura e delle iniziative indispensabili alla costruzione di un mondo più aperto, rispettoso dei diritti e della dignità delle persone.

sabato 24 aprile 2010

25 aprile 1945 - 25 aprile 2010: 65° anniversario della Liberazione dai fascisti


Liberi dalla precarietà del lavoro
Liberi di amare chi vogliamo
Liberi di odiare i pedofili
Liberi di leggere Gomorra
Liberi di pregare Dio, Maometto, Budda
Liberi di non pregare
Liberi dalle mafie
Liberi di stare dalla parte di Emergency
Liberi di sottoscrivere un testamento biologico
Liberi di difendere il diritto di scelta delle donne
Liberi dal nucleare
Liberi di non sperare in Gianfranco Fini
Liberi di dissentire
Liberi di lottare per un'Italia migliore
Liberi di ricordare chi è morto per la legalità

venerdì 23 aprile 2010

Riaprire la discussione sull'inceneritore a Testi

Il Circolo grevigiano di Sinistra Ecologia e Libertà, da sempre fortemente critico nei confronti della politica degli inceneritori come soluzione al problema dei rifiuti, sostiene convintamente la proposta del Sindaco Alberto Bencistà di sospendere per cinque anni la realizzazione dell'impianto di Testi, tempo necessario a valutare l’impatto del turbogas che verrà costruito in quell’area. La sospensione consentirà inoltre di attivare quei percorsi di partecipazione e condivisione con la popolazione che sono, fino ad oggi, colpevolmente mancati.

venerdì 16 aprile 2010

Lunedì 19 aprile 2010, ore 17: consiglio comunale

Per determinazione del Presidente è convocato per il giorno LUNEDI’ 19 APRILE 2010 alle ore 17,00 in seduta straordinaria il Consiglio Comunale presso la Sala Consiliare con il seguente Ordine del Giorno:

1. Approvazione verbale seduta del 12 marzo 2010.
2. Comunicazioni del Presidente.
3. Informativa del Direttore Generale Safi su servizio porta a porta a Greve in Chianti, Panzano e Montefioralle.
4. Interpellanza presentata dai Gruppi Consiliari Lista Stecchi, Rifondazione Comunista, Democratici per Greve e Popolari per la Libertà su mancata realizzazione marciapiede Pza Trieste – Stadio Comunale.
5. Approvazione schema dello Statuto della costituenda Fondazione provvisoriamente denominata “Dopodinoi”.Adesione in qualità di socio fondatore.
6. Regolamento comunale per l’applicazione della tariffa del servizio di gestione dei rifiuti urbani. Modifica.
7. Regolamento per l’applicazione del canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (COSAP) - Modifica
8. Regolamento comunale per l’applicazione dell’imposta comunale sugli immobili - Modifica
9. Imposta comunale sugli immobili. Approvazione aliquote e detrazioni di imposta per l’anno 2010
10. Gestione dei rifiuti urbani – Approvazione Piano Finanziario degli interventi 2010-2012
11. Elenco dei lavori pubblici per l’anno 2010 – approvazione progetti.
12. L.r. 9/9/19 L.R.. 47/91 “norme sulla eliminazione delle barriere architettoniche” – Approvazione programma di abolizione delle barriere architettoniche anno 2010
13. Approvazione aggiornamento del piano delle alienazioni e valorizzazioni dei beni immobili di proprietà comunale 2010
14. Relazione Previsionale e Programmatica al Bilancio di Previsione 2010 ed al Bilancio pluriennale 2010-2012, Bilancio di Previsione 2010 e Bilancio Pluriennale 2010/2012. Approvazione.

Il Consiglio Comunale potrà osservare, se necessario, una pausa alle ore 20,00 e
riprenderà i lavori alle ore 21,15.

mercoledì 14 aprile 2010

Noi stiamo con Emergency

Il circolo grevigiano di Sinistra Ecologia e Libertà esprime la propria solidarietà a Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani, i tre volontari di Emergency sequestrati dalla polizia, dai servizi segreti afgani e dai militari delle forze Isaf-Nato nell’ospedale di Kabul.
Invitiamo tutti a sottoscrivere l'appello "Io sto con Emergency" a questo indirizzo.

mercoledì 31 marzo 2010

264 volte grazie ...

Grazie ai 264 cittadini del Comune di Greve, che alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo hanno scelto Sinistra Ecologia e Libertà.
Ripartiamo da qui, dal nostro piccolo ma prezioso 4,8%, consapevoli della lunghezza della strada che abbiamo davanti, per costruire una sinistra nuova e aperta al contributo di chi non si rassegna a questa Italia berlusconiana, al razzismo leghista, ad un centrosinistra inadeguato alle sfide del nostro tempo.
Ripartiamo dal circolo grevigiano di SEL, dal nostro blog, dal lavoro del consigliere Pecorini e dell'assessore Burgassi, dall'impegno di chi in questi mesi non ha mollato nonostante le tante delusioni e incertezze.
E ripartiamo dalla straordinaria vittoria di Nichi Vendola in Puglia, con l'augurio che apra una fase nuova per il centrosinistra italiano.
Per commentare il risultato pugliese riportiamo un brano dell'articolo di Curzio Maltese del 30 marzo e, a seguire, l'intervista a Nichi su Repubblica di oggi, 31 marzo.
Sinistra Ecologia Libertà - Circolo del Comune di Greve in Chianti



"Quella di Vendola in Puglia è la vittoria di una sinistra sincera, popolare, anticonformista, davvero moderna. Dove la modernità non consiste nell’inseguire il vento di destra, mascherandosi da moderati nei talk show. Ma al contrario nel difendere con orgoglio i valori alternativi della sinistra e nella capacità di immergersi in un mondo post televisivo, nel mescolare l’antica arte del comizio in piazza con il nuovissimo talento di saper cogliere la natura politica di Internet. Almeno nell’uso della rete, se non nel resto, Vendola si è rivelato il tanto atteso «Obama italiano». Mezza campagna elettorale, per le primarie e poi per le regionali, le Fabbriche di Vendola l’hanno fatta sulle sigle della rete, da Facebook a Youtube, con trovate di enorme successo, come le videolettere. Qui probabilmente si è creata la distanza e la differenza finale di risultato fra Vendola e la Bonino, altra «straniera» ingaggiata dal Pd, ma ancora prigioniera di stilemi da radicali anni Settanta e Ottanta, compreso il rito stanco dello sciopero della fame. È in ogni caso evidente che dove il Pd ha voluto a tutti i costi cercare il «candidato giusto», quello «in grado di spostare il voto moderato», si trattasse di sceriffi di sinistra come Penati o De Luca, o di democristiani progressisti come Bortolussi e Loiero, sono arrivate catastrofiche sconfitte. Il Pd sconta la presuntuosa pochezza dei propri strateghi, l’incapacità di capire davvero il sentimento popolare, l’incredibile errore di scambiare la Binetti per il mondo cattolico. «Dove la sinistra imita la destra, alla fine perde e perde male» ha sempre sostenuto Vendola. Oggi ha avuto ragione, almeno in Puglia. Nel resto d’Italia, si vedrà presto."
Curzio Maltese, 30 marzo 2010

BARI «I morti seppelliscono i morti. Concentriamoci sui vivi».
Nichi Vendola dà già per stecchito Bersani.
«Io penso invece che siano finiti i partiti. Consumati, inadeguati, fuori dalle virtù civiche. Non voglio più essere scambiato per uno degli esorcisti che tentano di far vivere chi è defunto».

Bersani, invece…
«Non commento i destini personali. Penso a quel che dovrà succedere».

Succederà che porterà le sue poesie a Roma.
«Anche la poesia, sì. La poesia è nei fatti è stato il mio slogan elettorale. Porterò l’esperienza delle fabbriche».

Sembra che la Puglia sia piena di operai. Invece lei fabbrica parole.
«Sono luoghi in cui le esperienze si coagulano, la gente si ritrova insieme e resta insieme. Sono posti in cui si coopera per un’idea di governo. Cooperazione: l’uno a fianco all’altro. Invece mi dica lei cosa sono i partiti».

Dica lei.
«Aree delimitate da una specie di filo spinato in cui la competizione è sfacciata, ossi di seppia, luoghi pieni di detriti, posti senza anima. I partiti sono fuori dal popolo, oltre la gente. A volte contro di essa. Una catena, una rete oligarchica e distante».

Nelle sue fabbriche invece c’è piena occupazione
«ha visto quanta gente? Cento- quaranta sono le fabbriche. E fabbricano speranze, sono connesse alle piazze, alle vite degli ultimi. Altrimenti io come avrei fatto, come avrei potuto vincere?».

In effetti D’Alema aveva garantito che avrebbe perso.
«Quando le differenze sono politiche è inutile commentare con parole senza riguardo».

La sua è sempre una costruzione innocentista, anche se parecchio sanguinante della realtà. Però se annusa le liste che l’hanno sostenuta troverà qualche brigante.
«E' il frutto di questo sistema, siamo figli di questi partiti. La ragione per cui le ho detto che la loro vita naturale si deve considerare conclusa».

Per esempio: l’ex segretario del Pd pugliese, inquisito, annuncia il ritiro dalla politica. Però giacché è già candidato aspetta di vedere i risultati. Eletto. Finita la festa, gabbato il santo.
«Aveva detto che lasciava ed è assai opportuno che tenga fede all’impegno».

La moralità.
«La moralità dobbiamo ritrovare, sì. La vita sobria, anche umile. Io non ho partecipato a una sola festa, e sa che Bari è piuttosto generosa nell’offerta, perché mi sembrava utile non apparire. Io devo difendere la mia persona dal rischio di divenire solo un personaggio e mi produco in periodi di astinenza: dalla tv e dal potere. Voglio riuscire a non farmi mangiare dal potere».

A lei si rivolgono con devozione di stampo berlusconiano.
«Quale Berlusconi! Qui in Puglia c’è stata semina. Ed ora c’è raccolto. Nell’innovazione abbiamo investito un miliardo e 700 milioni di euro. Il budget della giunta precedente era di 80 milioni di euro. Innovazione. Cioè ricerca, nuove competenze, apertura di carriere per chi inizia il lavoro. Cultura. Abbiamo la più possente e tecnologica macchina di Protezione civile, un sistema unico di telecontrollo del territorio. E quando ripartirà l’economia vedrà la Puglia come correrà. Altrove forse il raccolto non c’è stato perché nessuno ha pensato di seminare».

Berlusconi ha seminato?
«Lui è riuscito nel miracolo di separare il concetto della libertà dal lavoro. Il lavoro è scomparso. La sinistra nemmeno sene è accorta. Lui ha cancellato l’articolo 18 e l’opposizione quasi non s’è destata dal torpore. Questo è il centrosinistra delle allusioni, perciò diviene il centrosinistra delle illusioni. Ed ecco qui il risultato».

Il partito non c’è più.
«Partito: participio passato. Cioè e anche: fuggito, sparito. Scomparso».

Il partito democratico.
«Il fuggito democratico».

Poesia pura.
«Berlusconi lascia solo solitudini. E noi che stiamo dall’altra parte non abbiamo strumenti, non capiamo, non agiamo. Competiamo. Sappiamo unicamente competere tra noi».

Sapete solo scannarvi.
«E il frutto della formula sbagliata. Non sono gli uomini. La leadership è una funzione non una finalità. Non ho la forza di connettere quello con l’altro, l’operaio e il borghese, il giovane e l’anziano, il diversamente abile, colui che è fragile. E provo a vincere da solo, corro per dominare».

Dunque: bisogna buttare giù il partito democratico e tutto l’edificato urbano delle periferie di sinistra e costruire la nuova fabbrica del consenso.
«Rischio di ficcarmi nel buco nero del nuovisino, una moda nefasta. Ma osservo la realtà: ossi di seppia sono divenuti i partiti. Io porto le fabbriche, un segno nella costellazione. Contribuisco così. A fine aprile avremo gli stati generali delle fabbriche. Tutta Italia».

Tutta l’Italia di centrosinistra in Puglia, per uno stage formativo.
«Da quel punto di vista sì. Siamo imbattibili a utilizzare al meglio gli strumenti e le parole: connettere, coinvolgere, gratificare. Vede la meraviglia del volontariato, vede la forza oscura dell’anima, il piacere di costruire qualcosa di nuovo. Quanti soldi sarebbero serviti? E con quei soldi cosa mai avremmo ottenuto?».
Antonello Caporale, 31 marzo 2010