venerdì 29 gennaio 2010

La risposta di Letizia Burgassi a Tiziano Allodoli

Ciao Tiziano,
ho letto oggi sui giornali le tue dichiarazioni circa il nido di Strada, ho già risposto a Donatella questo pomeriggio, ma siccome non so quanto da me dichiarato verrà poi riportato sul giornale, mi preme esprimerti due considerazioni; la prima è che ho trovato grave, particolarmente grave dopo le tue reazioni al nostro murale, che tu accusi addirittura i nostri responsabili dei servizi di aver fornito “dati volutamente inesatti” , visto che le cifre da me presentate in Consiglio non derivavano da una mia negligente o malevola manipolazione, ma da un lavoro attento dei nostri responsabili tecnici, che tu oggi hai offeso nella loro dignità ed onestà professionale.
La seconda cosa che mi preme sottolinearti è che la cifra da te dichiarata circa il costo complessivo dell’opera è falsa: non si tratta di 635.000€ come tu affermi, ma di 924.507, così come riportato dalla Delibera di Giunta n. 101 del 18.05.09 che ti invito, se non mi credi, ad andare a controllare.
Un’altra delle cifre che hai fornito è falsa: l’ammontare dei costi di progettazione che dovremo all’Arca, questa volta era un errore che poteva andare a nostro vantaggio, tu hai parlato di 60.000€, mentre invece sono 72.883,72; anche in questo caso ho proceduto a rettificare, perché è giusto che i cittadini siano correttamente informati.
Infine, permettimi di correggere un’altra tua inesattezza: la lista di attesa del nostro Comune è di soli 3 bambini, visto che il nido di Greti non è l’unico come tu affermi, ma vi sono altre due strutture convenzionate a San Polo e Greve.
Per concludere, confrontiamoci, anche duramente se necessario, sul piano politico, ma quando parliamo ai cittadini attraverso i giornali facciamolo nel rispetto della verità dei dati; spero che in futuro possiamo condividere assieme questo intento.
Letizia Burgassi

martedì 26 gennaio 2010

QUEL GIORNO CHE I CANCELLI DI AUSCHWITZ FURONO APERTI…

Ogni anno, il 27 gennaio, in ricordo degli 11 milioni di morti (ebrei in primo luogo, ma anche oppositori politici, rom e sinti, testimoni di Geova, omosessuali, apolidi, asociali, ecc.) nei campi di sterminio nazisti, si celebra la Giornata della Memoria: una “data” fra le più importanti e significative da trasmettere alle nuove generazioni.
La storia è nota, o si spera che lo sia, ma ciò che viene sottovalutato è il pericolo che le idee xenofobe e razziste, che oggi si riaffacciano pericolosamente, provochino nuove follie e ripropongano/impongano l’emarginazione dei più deboli o di minoranze non “omologabili”.
Anche il nazismo e il fascismo iniziarono sottotono, con scarse adesioni all’inizio, ma instillando ossessivamente la paura nei confronti dei “diversi” e l’odio verso “razze inferiori”, facendo leva sul “bisogno di sicurezza” soprattutto dei ceti più ricchi , impauriti dalla richiesta di diritti da parte delle classi più povere, dettero inizio a quell’immane tragedia , che ebbe fine solo con la sconfitta militare e ideale del nazifascismo.
Non dimentichiamo però il prezzo pagato, che fu altissimo: alla fine mancarono all’appello 50 milioni di persone, in gran parte giovani e le belle città europee, testimoni di storia, furono ridotte in macerie. La memoria è la vera nostra sicurezza.
Per questo, quando il 18 dicembre di quest’anno, è stata trafugata la scritta “ARBEIT MACHT FREI”, divenuta il simbolo dell’orrore dei campi di sterminio nazisti, abbiamo proposto al sindaco di Greve, Alberto Bencistà, che ha subito fatto propria la proposta, di riprodurre la scritta e trasformarla in “monumento”, così che non fosse più possibile cancellare quella memoria.
Sinistra, Ecologia e Libertà onora tutte le vittime del nazifascismo di ieri e del razzismo di oggi.

lunedì 25 gennaio 2010

Siamo tutti pugliesi!

Nichi Vendola ha vinto le primarie in Puglia con il 73%. E' un grande risultato politico, una vittoria della "bella politica".
Il circolo grevigiano di Sinistra Ecologia Libertà festeggia insieme a Nichi e ai pugliesi, con la consapevolezza che quello di ieri è solo un tratto di una lunga strada per ridare una speranza al popolo della sinistra italiana.
Qui sopra, la videolettera in cui Vendola ringrazia il popolo della rete per il sostegno e l'affetto testimoniato in questi giorni.

venerdì 22 gennaio 2010

Martedì 26 gennaio, Consiglio comunale

Per determinazione del Vice Presidente è convocato per il giorno martedì 26 gennaio 2010 alle ore 21,00 in seduta straordinaria il Consiglio Comunale presso la Sala Consiliare con il seguente Ordine del Giorno:
1) Approvazione verbale seduta precedente
2) Comunicazioni del Presidente
3) Mozione presentata dai Consiglieri Pierini Filippo e Sottani Giuliano su decennale scomparsa Bettino Craxi
4) Nomina membri Commissione per il Paesaggio. Individuazione dei responsabili ex art. 88 co.3 R. 1/2005 e s.m.i.
5) Denominazione area di circolazione: Largo Bino Bini
Il Vice Presidente del Consiglio
Maurizio Marziali

giovedì 21 gennaio 2010

Scambio di lettere Migno-Pecorini

L'ex consigliere comunale Roberto Migno ha inviato a Giulio Pecorini una lettera sulla vicenda della mozione presentata dal "Partito dell'Amore" contro il comunicato della Sinistra per Greve "Allodoli sbaglia bersaglio: La Sinistra per Greve continua a lavorare a difesa della scuola pubblica ". Riportiamo la lettera di Migno e la risposta di Giulio.

La lettera di Migno
Caro Giulio, al Consiglio del 21 dicembre, non solo non potetti assistere, ma non riuscii neppure a connettermi per seguirne i lavori, perché accesi il PC troppo tardi. Ho quindi letto solo ieri sera la delibera riguardante la mozione (pubblicata sul sito del Comune in data 8 gennaio) e devo dirti, molto sinceramente, che sono rimasto un po' deluso: non dovevi assolutamente scusarti, non c'era alcun motivo. Ora, è prematuro entrare nel merito, ma vedrai che la verità verrà a galla ed a tutto campo; quando accadrà, sarà un fatto dirompente, perché delegittimerà un'intera parte politica, che si è votata al suicidio. Se posso darti un consiglio, data la reciproca stima e simpatia, nonostante idee politiche un po' diverse, cerca di non concedere niente ad avversari politici, che a mio parere, sarebbero sempre in mala fede. Si vede lontano un miglio che sei un ragazzo pulito dentro, cerca di rimanere tale. Con i miei migliori auguri per il nuovo anno.
Roberto Migno

La risposta di Giulio
Caro Roberto, mi fa piacere ricevere la tua lettera e se mi permetti cercherò di spiegarti come mai ho chiesto "Scusa"!Come sai noi della Sinistra per Greve contestiamo fortemente l'operato della passata amministrazione per quanto riguarda la gestione del bilancio, la consideriamo sbagliata e spesso non orientata alle esigenze della comunità locale. Il nostro comunicato "Allodoli sbaglia bersaglio: La Sinistra per Greve continua a lavorare a difesa della scuola pubblica" era in risposta ad un articolo pubblicato sulla Nazione il 23 Novembre 2009 dove si attaccava la Sinistra e tutto l'operato dell'attuale amministrazione nella frazione di Strada in Chianti.
In quel comunicato abbiamo risposto per le righe perchè riteniamo ingiusto che si tralascino delle informazioni importanti per gli Stradesi, continuando a confondere le idee e facendo aumentare lo scetticismo dei cittadini nei confronti della politica.
Abbiamo scritto quel testo per non far dimenticare quelle opere pubbliche inaugurate solo ai fini della campagna elettorale senza che in realtà fossero finite o servissero davvero alla nostra comunità.
Faccio un esempio: la piazza 1° Maggio a Strada, inaugurata il 1° Maggio 2009, è stata un cavallo di battaglia del consigliere Allodoli durante la sua campagna elettorale per la frazione di Strada. Ebbene, questa piazza non è conclusa, è assolutamente inutile e da quanto è stata fatta bene nella parte che guarda la Fonticina sta già cedendo. Questa è un'opera pagata con i nostri soldi, perchè ricordo che gli oneri di urbanizzazione sono tasse per i cittadini, perciò soldi dei cittadini, opera inaugurata solo per far campagna elettorale. Ecco quello che volevamo far capire: che i soldi di tutti sono stati usati per scopi personali di pochi e quindi male! Volevamo anche spiegare che molti lavori pubblici erano a scomputo di oneri di lottizzazioni che ancora non ci sono, con la conseguenza per il Comune di non riuscire a rispettare il Patto di Stabilità, a meno di non realizzare vendite straordinarie ed estremamente dolorose.
Poi pregavamo di non usare i giornali come mezzi propagandistici senza contraddittorio evitando volutamente i luoghi dove davvero avremmo potuto discutere e chiarirci, come le Commissioni Consiliari ed eventuali mozioni o interpellanze nei Consigli Comunali.
Poi le opposizioni, unite e compatte, si sono schierate tutte dalla parte di Allodoli, strumentalizzando una nostra frase e dicendo che, tra le righe, si poteva intendere che "il Consigliere Allodoli ha preso i soldi del Comune per pagarsi i volantini di propaganda elettorale". Ovviamente noi non abbiamo mai sostenuto questa tesi, e io ho chiesto scusa esclusivamente nel caso in cui qualcuno avesse inteso questo.
Comunque ricordo che il nostro comunicato era in risposta ad un attacco diretto: noi non facciamo politica a suon di comunicati o battibecchi inutili, ed io spero che la politica cambi. La strumentalizzazione delle opposizioni dimostra quanta poca sostanza abbiano, questa amministrazione ha portato aria e gente nuova, impegnata a proporre un nuovo modo di far politica, senza trucchetti e menzogne, e pronta a difendersi e a difendere quei cittadini che qualcuno cerca di ingannare.Poi, ormai che ci sono, ti dico che in quel Consiglio Comunale si è verificato un gravissimo sopruso nei miei confronti, visto che duramte la mia risposta sono stato interrotto e mi è stato impedito di proseguire non dal Presidente del Consiglio, che è arbitro in sala consiliare, ma dalla consigliera Carla Borghi, che ha imposto la sua esperienza politica sulla voce di un giovane consigliere. Posso assicurarti che stavolta mi sono lasciato fermare, visto anche che era la prima volta che rispondevo a tono in Consiglio ed ero un pò emozionato, ma non lo permetterò più. Dimostrerò che ho diritto di parlare esattamente come tutti gli altri consiglieri e che il rinnovamento della politica passa anche dal rispetto per i propri colleghi.
Cordiali saluti
Giulio Pecorini

domenica 10 gennaio 2010

ROSARNO, CALABRIA, ITALIA

«Gli immigrati non vengono in Italia solo a fare lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma anche a difendere diritti che gli italiani non vogliono più difendere». Roberto Saviano, autore trentenne del bestseller mondiale Gomorra, simbolo della lotta alle mafie che il Sole 24 Ore ha inserito nella classifica dell'uomo dell'anno per la battaglia di legalità, non rinuncia a vedere negli incidenti di Rosarno un lato positivo. L'altra faccia della luna. A mostrarla sono gli immigrati che protestano contro le mafie oggi come a Villa Literno nel settembre 1989, dopo l'omicidio del sudafricano Jerry Masso, e a Castel Volturno nel settembre 2008 dopo l'uccisione di sei immigrati. Saviano - che in questa intervista lancia l'allarme per il rischio di nuovi attentati di 'ndrangheta e camorra dopo la bomba di Reggio Calabria - non nega che le modalità della rivolta siano criticabili, ma è convinto che «a ribellarsi è la parte sana della comunità africana» che non accetta compromessi con la criminalità. «Quello che colpisce - dice lo scrittore - è che gli immigrati hanno un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso. Per loro il contrasto alle organizzazioni criminali è questione di vita o di morte». Non vanno criminalizzati. «Piuttosto dovremmo considerarli alleati nella battaglia all'illegalità».Saviano non vuole criminalizzare gli immigrati di Rosarno, che nelle regioni a rischio mafia entrano nella rete della criminalità organizzata fin dallo sbarco. «Mentre nel nord Italia la Lega ha continuato a ostacolare l'immigrazione, la camorra si è lentamente impadronita del monopolio dei documenti falsi: le leggi più severe sull'immigrazione le hanno fruttato milioni di euro».

Saviano, lei usò parole dure anche in occasione del massacro di Castel Volturno, territorio che conosce bene.
Di Rosarno come di Castel Volturno si parla solo quando c'è una rivolta. Anche questo mi colpisce: il silenzio favorisce le mafie e si perdono occasioni di sviluppo. Castel Volturno ha il maggior numero di abusi edilizi al mondo ed è il comune più africano d'Italia.

C'è una connessione fra le due cose?
Era una città abbandonata per via dell'abusivismo e nei palazzi vuoti arrivarono gli africani. È diventata così la prima città africana d'Italia. Anziché valorizzarla, l'abbiamo nascosta come fosse una suburra.

Valorizzarla, come?
Qualunque paese europeo avrebbe fatto un vanto di avere una città tutta africana e l'avrebbe messa sotto i riflettori mediatici. Avrebbe fatto un sindaco immigrato, avrebbe portato lì le ambasciate dei paesi africani, avrebbe organizzato un bel festival africano. Ne avrebbe fatto una porta sul Mediterraneo. Invece, si è consegnata la città in mano alla mafia nigeriana con il risultato di farne uno snodo del traffico della droga. Una città dove la maggior parte degli immigrati onesti vivono una vita d'inferno.

Cos'è che i media non raccontano?
La Calabria è, come la Campania, un territorio che vive una guerra quotidiana. Se si vedono i dati, ci sono tantissimi attentati alle associazioni antiracket o a consiglieri comunali, intimidazioni con un colpo sparato alla porta o una molotov su una tomba. Magistrati continuamente nel mirino come Raffaele Cantone o Nicola Gratteri. È una guerra silenziosa che non trovi sui giornali.

Che significa in questa guerra quotidiana la bomba alla procura di Reggio?
È il segno che la 'ndrangheta alza il livello dello scontro. È una bomba artigianale, quindi un segnale di misura contenuta e simbolica ancora, un messaggino. La famiglia Condello possiede bazooka ed esplosivi C3 e C4, capaci di far saltare l'intero edificio della procura.

È credibile che l'attentato sia stato deciso da una riunione di tutti i capiclan?
Mi pare più probabile che l'abbia deciso una famiglia e abbia ottenuto il silenzio-assenso delle altre. Certo è un segnale condiviso in qualche misura da tutte le 'ndrine.

Un segnale alla procura o a chi altro?
Alla procura, non c'è dubbio. Le grammatiche delle mafie sono disciplinatissime. Se avessero voluto intimidire la direzione antimafia, l'avrebbero messo alla loro sede.

Perché ora?
Ci sono due livelli di risposta. Il primo riguarda la procura di Reggio Calabria. Il destinatario della bomba è il procuratore capo che è arrivato un mese fa e ha già fatto scelte importanti. Penso ci fossero correnti di magistrati, all'interno della procura, che le cosche preferivano. Non necessariamente colluse. Forse, più semplicemente, meno efficienti. Istruire le carte di un processo in tre mesi o due anni può cambiare il destino di una famiglia, saltano attività economiche, azioni criminose.

C'è un livello di lettura più generale dell'attentato di Reggio Calabria?
Molto è cambiato con gli arresti nel casertano e le sentenze di condanna in Calabria. Un anno e mezzo fa a Reggio è stato arrestato Pasquale Condello detto "il supremo". Era il leader indiscusso, uomo capace di mediazione, anche con la politica. Il suo arresto ha messo in crisi assetti consolidati. Le mafie si aspettavano molto dai loro referenti politici e non sono disposte a vedere che se la cavano. Il problema non riguarda solo la Calabria.

Pensa che l'episodio della bomba non resterà isolato?
Non mi aspetto che sia finita qui. Chiedo molta attenzione al governo, ai media. Il 15 gennaio dovrebbe chiudersi in Cassazione il processo Spartacus contro i Casalesi. È il primo processo sull'intera organizzazione camorristica che arriva al terzo grado. È il più importante processo di mafia nella storia insieme al maxiprocesso di Palermo. Se le condanne saranno confermate, l'organizzazione non potrà non fare nulla, manderà segnali.

C'è il rischio di una escalation.
Tanto più se la cosa passerà sotto silenzio. Ricordo che questo processo era durato dieci anni in primo grado e, dopo che sono stati accesi i riflettori sui Casalesi, fino ad allora sconosciuti alla pubblica opinione, il processo di appello è durato un anno e mezzo e ora il terzo grado un anno.

C'è un collegamento fra questi gruppi? Siamo abituati a ragionare che le mafie sono sistemi isolati.
Le mafie non sono monadi isolate. Casertani e calabresi sono in continua connessione perché sono le mafie degli investimenti e delle regole. Non come i napoletani, sregolati, e i siciliani, ormai vecchi. In Romania stanno lavorando insieme, sui casinò investono insieme. Le loro strutture seguono la globalizzazione con ritmi più veloci di quanto riesca a fare lo Stato. Nelle loro strutture ci sono domenicani, boliviani, tedeschi. Negli ultimi arresti fatti a Caserta c'era un tunisino affiliato. La camorra è la prima mafia ad aver aperto agli stranieri e fra dieci anni avremo capicamorra arabi e slavi.

Il cambiamento di clima confermerebbe quel che dice il ministro Maroni: una risposta dello Stato c'è già stata. Che valutazione dà del modello Caserta?
È stato fatto un buon lavoro: arresti e molta pressione sulle amministrazioni pubbliche, sul risparmio, sul ciclo dei rifiuti. Però le mafie sono tutt'altro che sconfitte ed è un errore grave dirlo o anche solo farlo pensare.

Qual è la realtà della vita quotidiana?
Se cammini sulla Napoli-Caserta, anche stasera, continui a vedere, proprio come dieci anni fa, i fuochi delle discariche abusive che bruciano copertoni arrivati da tutta Italia. Non è vero che il ciclo dei rifiuti è stato sconfitto. Ancora sono liberi, per altro, Antonio Iovine e Michele Zagaria, latitanti da 13 anni, i capi, uomini del cemento che investono a Roma e in Romania.

Siamo in una fase di transizione?
C'è una operatività dello Stato che viene riconosciuta dalle mafie ma non ancora considerata fisiologica. Se lo Stato fosse unito e la risposta compatta, le mafie capirebbero che qualunque azione peggiorerebbe la loro situazione. Se alzano il tiro è perché sanno che ancora possono parlare con qualcuno all'interno dell'apparato statale. È un brutto clima, lo stesso che ha portato alla primavera siciliana, quando fu ucciso Lima.

Il sequestro di beni è strumento risolutivo?
Un salto di qualità c'è stato anche lì. Però rinnovo l'invito a non abbassare la guardia. Sequestrare la Lamborghini o la villa è importante, ma non abbiamo ancora intaccato i patrimoni attivi delle mafie. La cosa davvero importante è che non si mettano all'asta. Chiedo a Maroni che intervenga su questo punto: i beni vengano immediatamente riassegnati alle biblioteche, alle associazioni antiracket, alle università.

Sul piano repressivo che altro bisogna fare?
La repressione non basta. Bisogna sconfiggere l'economia mafiosa, passare al sequestro delle loro aziende. Ci vuole un segnale di cambiamento anche a livello di leggi: lo scudo fiscale, il limite alle intercettazioni, il patteggiamento per i reati di mafia non vanno bene.

Qual è l'obiettivo?
Deve essere premiato il mondo delle imprese pulite, si deve permettere all'imprenditore di guadagnare dalla prassi antimafia. Oggi per l'imprenditore pulito essere contro le organizzazioni mafiose porta solo svantaggi e danni.

Come?
Va bene quel che ha cominciato a fare Confindustria Sicilia: cacciare dal mercato chiunque partecipi all'economica mafiosa, prima ancora che per un fatto morale, per una concorrenza sleale. Prendiamo gli appalti. Il gioco del massimo ribasso fa vincere le mafie perché possono fare costi più bassi: pagano meno la manodopera in nero, ammortizzano i costi con altre entrate come la droga. Se non cambi le regole degli appalti, vinceranno sempre.

Ance propone di passare a un sistema di subappalti in cui l'appaltatore scelga in un elenco di imprese pulite selezionate dalle Procure. Che ne pensa?
Il certificato antimafia è una garanzia di partenza ma non basta. Bisogna togliere all'imprenditore pulito la possibilità di utilizzare il vantaggio competitivo che arriva dall'economia mafiosa. La proposta va in quella direzione.

Che significa uscire dal sistema del massimo ribasso?
Se un'impresa investe per lo sviluppo del territorio, per esempio con una scuola di formazione di carpentieri, va premiata. Di più: bisogna premiare l'attività antimafiosa delle imprese. Nelle gare d'appalto basta massimo ribasso, diamo un premio a chi si impegna in un'attività antimafiosa: chi denuncia il pizzo o l'economia mafiosa. Se vogliamo vincere questa guerra dobbiamo abbandonare il formalismo di certe gare e la legge del massimo ribasso.

Che altro si può fare per sconfiggere l'economia mafiosa?
Fare quello che fa l'associazione Libera. Porta lì ragazzi di Torino, del Friuli, romani o umbri a fare il lavoro con le bufale di Schiavone o i filari di vite portati via a Reina. Combatte l'economia mafiosa e occupa il territorio.

Vede segnali positivi?
Cresce il disgusto degli elettori per politici collusi di destra e sinistra. Penso alla Campania dove il coordinatore Pdl è Nicola Cosentino che dice di essere dalla mia parte, ma non lo è affatto. I processi faranno il loro corso. A un politico, però, bisogna chiedere non solo di essere lontano dagli affari criminali, ma anche di avere una reputazione lontana dagli affari criminali. Il fatto che sul territorio un politico sia considerato da tutti come interlocutore di quel mondo è di per sé imbarazzante anche qualora non fosse condannato. Aggiungo che anche le politiche del centro-sinistra degli ultimi anni sono state politiche di connivenza. Spero che gli elettori alle prossime regionali facciano pulizia dei collusi mandando un segnale chiaro.

Intervista di Giorgio Santilli per Il Sole 24 Ore.