mercoledì 2 giugno 2010

COOP: un metodo da non ripetere. Ristabiliamo la verità

Circolano voci, da parte di alcuni dirigenti del PD, che SEL non ha voluto partecipare, con propri rappresentanti, al nuovo Consiglio di amministrazione della COOP: come al solito, dal PD più che bugie arrivano solo mezze verità o verità “addomesticate”. E allora ristabiliamo la verità e cogliamo l’occasione per esprimere pubblicamente, dopo averlo fatto in una riunione “partitica”, il nostro punto di vista.
Questa vicenda è stata condotta con metodi che noi non abbiamo condiviso e che anzi ci hanno visto così contrariati da ritenere che non esistessero le condizioni per una nostra presenza: noi siamo una ancora piccola formazione politica, ma in quanto a dignità siamo al 100% e non permettiamo a nessuno, PD compreso, di “usarci” per dare l’impressione che poiché ci sono tutti, allora la legittimazione democratica è assicurata. Non è così che funziona.
La COOP è una grande presenza commerciale e sociale, quindi noi siamo altamente interessati, soprattutto in un periodo di grave crisi non solo economica, che svolga una funzione trasparente e condivisa in primo luogo dai soci e poi anche dai partiti della sinistra, che tradizionalmente ne hanno permesso l’esistenza, la corretta e fruttuosa gestione: niente di più scorretto quindi presentarci come un soggetto non interessato a dare il proprio contributo.
Ma per rendere possibile una vera competizione democratica dei candidati alla presidenza non si stabilisce un nuovo metodo, le primarie, e dopo appena 10 giorni si impongono le consultazioni: questo ha il sapore di una furbizia e di una invadenza partitica eccessiva.
Il PD ha dichiarato, anche attraverso la stampa, che voleva aprire a nuovi e meno “lottizzati” sistemi, le modalità di elezione del presidente della COOP: a noi, che inizialmente abbiamo condiviso questa esigenza, nel prosieguo della vicenda è sembrato piuttosto che tutto sia nato non tanto per una improvvisa necessità di rinnovamento dei metodi, che sicuramente ci sarà stata, quanto per il fatto che il candidato espresso dal PD, già presidente COOP per molti anni, non sembrava riscuotere, a torto o a ragione, il gradimento desiderato e legittimante.
Infine è stata, di fatto, imposta dal PD la consultazione pubblica, nonostante la presenza di un solo candidato, il suo, e nonostante che tutti gli altri partiti fossero contrari. A questo noi ci siamo opposti con forza poiché una personalizzazione così spinta ci sembrava poco dignitosa in primo luogo nei confronti del candidato e una presa in giro nei confronti dei soci. I fatti ci hanno dato ragione: su più di 3000 soci, sono andati a votare in meno di 100 e di questi ben 24 hanno espresso parere negativo! Un risultato che noi consideriamo molto imbarazzante per il futuro presidente.
La nostra proposta era che si facesse tutto con più calma, dando la possibilità di utilizzare i tempi giusti per applicare il nuovo e più aperto indirizzo, e di conseguenza rendere praticabile la formulazione di più programmi e di più candidature. E’ questa la democrazia sostanziale ed è quella che ci piace, non quella “finta”.
Per questo non ci saremo, perché a noi non interessa mettere delle bandierine in ogni dove e a qualunque costo; per fare un lavoro serio i tempi sono stati per noi troppo stretti.
Questo però non significa affatto che, se coinvolti senza strumentalità, non daremo in qualche forma il nostro contributo, al nuovo Consiglio e al futuro presidente, al quale fin d’ora auguriamo sinceramente buon lavoro.