sabato 27 novembre 2010

Lettera di Maria Giovanna Bencistà al Sindaco e ai consiglieri comunali

Greve, 26 novembre 2010

Al Sindaco di Greve in Chianti

Ai componenti il Consiglio Comunale di Greve in Chianti

Egregio Sindaco ed egregi consiglieri,

In merito ad uno degli interventi di Carla Borghi, consigliere di minoranza, svolto durante il Consiglio comunale del 28 settembre 2010, mi corre l’obbligo di una replica e anche di una personale riflessione, che mi permetto di condividere con i consiglieri comunali, poiché di fronte a loro, e in maniera del tutto impropria, la signora in questione ha dato notizia, certa, di un fatto, avvenuto all’interno della scuola elementare e che mi ha riguardato. Faccio notare che, nonostante che nell’intervento del consigliere Borghi non fosse stato fatto alcun nome, il giorno seguente già le persone mi fermavano per strada e nei negozi chiedendomi spiegazioni. Evidentemente qualcuno si era preoccupato di dare il via ad una delle tante macchine del fango che caratterizzano i tempi attuali.

Intanto vorrei, subito, tranquillizzare la signora e tutti i consiglieri: il cosiddetto fatto, in realtà, è stato così stravolto e chiaramente strumentalizzato che la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Greve in Chianti, dopo un’accuratissima indagine, non ha potuto far altro che archiviare l’intera faccenda. Bene, si dirà, meglio così. No, signor sindaco e signori consiglieri, questo non è stato un episodio che possa essere risolto così: poiché, per le modalità scelte e le strategie attuate, per la risonanza mediatica che si è voluto dargli e, non ultimo, per i numerosi aspetti “strani”, che ancora permangono, questo episodio va denunciato come un chiaro segno dell’ignobiltà dei tempi e del modo di intendere la politica da parte di certe forze politiche. E quindi la questione va oltre la mia persona.

Solo ora, comunque, mi accingo a parlarne, per un doveroso rispetto nei confronti dell’indagine scolastica di cui sopra e che avrebbe potuto portare anche a sanzioni disciplinari gravi nei miei confronti , se solo si fosse “costruito” il caso con più sapienza, pur negativa. Insomma, si potrebbe dire, anche nella ignobiltà ci vuole ingegno, che evidentemente, in questo caso non c’è stato.

L’episodio in questione ormai è noto e non è certo quello descritto dalla signora Borghi nel suo intervento, la quale, si dovrebbe intanto informare meglio sulle “Madonne”: la pubblicità portata privatamente a scuola ( fatto già che non dovrebbe avvenire) non era affatto una pubblicazione sacra, ma solo una nota pubblicistica truffaldina, come la saggezza popolare grevigiana ha compreso subito, dal momento che quasi l’intero paese, che si è trovato nelle proprie cassette postali pubblicazioni simili, corredate da un bollettino con richiesta di denaro, l’ha cestinata. Sono decine le persone che me l’hanno voluto raccontare. E’ questa l’immagine della religione che vuol difendere la signora Borghi? La quale sembra non ricordare più che la religione cattolica, nel nostro paese, e soprattutto nella nostra scuola pubblica e laica, è tutt’altro che discriminata: ogni settimana i ragazzi della scuola primaria hanno a disposizione due ore di insegnamento cattolico, con insegnanti nominati direttamente dalla Curia e che , a differenza degli altri insegnanti, non sono sottoposti a nessun concorso e a nessuna verifica dello Stato; il quale Stato, però, e quindi tutti i cittadini, cattolici e no, pagano loro lo stipendio. Per quanto riguarda la scuola invece, e le mie classi in particolare, 2 quinte composte da ragazzi/e le cui famiglie sono di religione cattolica, musulmana, testimoni di Geova e probabilmente anche non credenti in nessuna religione, posso assicurare che l’articolo 8 della nostra Costituzione è pienamente attuato, quindi non ci sono mancanze o recriminazioni cui dover rispondere: lì i bambini sono davvero tutti fratelli , o più laicamente amici, e certo talvolta litigano, ma sicuramente mai per questioni di appartenenza religiosa, che riguardano invece, stupidamente , solo gli adulti.

Permettetemi poi una considerazione linguistica sulla parola “porcata” che io avrei pronunciato, come viene riportato sia nell’intervento della consigliera che nella denuncia scritta contro di me, presentata a scuola da una delle due insegnanti di religione cattolica e che ha dato l’avvio all’indagine disciplinare a mio carico: a noi toscani non appartiene questo termine , e comunque non appartiene al mio linguaggio, come è stato anche confermato dalle insegnanti presenti quel 20 settembre: piuttosto trovo singolare che la stessa identica parola mi venga attribuita sia dal consigliere Borghi che dall’insegnante di religione nella sua denuncia.

Vorrei dare però un motivo di riflessione anche al Presidente del Consiglio Comunale: una maggiore prudenza e una sua più puntuale informazione sui fatti gli avrebbe evitato un giudizio affrettato e non pertinente.

Tuttavia non posso far a meno di chiedermi i motivi reali che hanno spinto “qualcuno” a tentare di creare un mostro e sbatterlo in prima pagina: per questo, da un punto di vista giudiziario, mi assisterà il mio avvocato, che ha avuto da me il mandato di scandagliare ogni via e di procedere penalmente e civilmente là dove sia giusto e contro chi se lo meriti. In questa sede, invece, voglio accennare brevemente, attraverso gli atti, alla tempistica degli avvenimenti, che “parlerà” più di molte altre parole.

Dunque, l’episodio è avvenuto il 20 settembre; il 28 dello stesso mese , durante il Consiglio Comunale, vi è stato l’intervento del consigliere Borghi e, guarda caso, la denuncia scritta, fatta a scuola, porta la data del 29 settembre, cioè ben 9 giorni dopo che l’episodio “scandaloso” era avvenuto: chi può credere, così, ad una denuncia fatta a caldo, o ad un forte trauma emotivo? Se così fosse stato, la denuncia sarebbe stata fatta subito o dopo qualche giorno. E se davvero l’indignazione era di tipo “religioso”, perché non si è andati da don Luca e si è invece “politicizzato” il tutto, coinvolgendo una rappresentanza politica? E perché mai, un episodio avvenuto fra le mura scolastiche, di competenza quindi della scuola, è stato reso noto, anche in dispregio delle autonomie istituzionali, prima ancora che ne fosse ufficialmente informata, se pure in modo distorto, la scuola?

Signor sindaco e signori consiglieri, molti paesani e soprattutto i genitori dei miei ragazzi hanno già compreso: e questo è quello che personalmente mi interessa di più.

Comunque come in un mosaico, le risposte andranno al loro posto e allora si vedrà che, molto probabilmente, si è tentato di prendere due piccioni con una fava e che l’obbiettivo non ero solo io. Se questo gioco sporco è stato reale, allora, il fatto che non sia riuscito, può essere di buon auspicio per tutte le persone perbene.

Cordiali saluti

Maria Giovanna Bencistà

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